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giovedì 28 novembre 2013

ALAPMI-AGL (Lavoratori Artigianato e PMI) : PER LE PICCOLE IMPRESE MENO TASSE E BUROCRAZIA MA ANCHE DIRITTI, SOLDI E PARI DIGNITA' PER I LAVORATORI. SOLO COSI' POTRANNO VERAMENTE SOPRAVVIVERE

(immagine da: www.pixabay.com)


Da www.ansa.it : “””””””””

'Pagati non per lavorare, ma per scioperare'

'Troppe tasse, vorrei assumere ma non ci riesco'

27 novembre, 17:25

SANTA MARGHERITA LIGURE (GENOVA) - Pagati non per lavorare ma per scioperare. Succede a Santa Margherita Ligure dove un impresario edile, Fabrizio Martin, ha assicurato lo stipendio della giornata ai suoi dipendenti che si è portato in piazza per protestare.
Martin è l'esponente locale di Icr (Imprese che resistono), giovane associazione di commercianti, artigiani, piccole imprese e partite Iva chiamati a raccolta oggi per una serrata nazionale di quattro ore contro le tasse troppo alte. "Vorrei assumere un dipendente in più - rivela Martin - ma non ci riesco. A me un lavoratore costa 3.800 euro al mese, in tasca al dipendente vanno 1.500 euro; 1.700 sono di tasse e 500 di cassa edile. Non è possibile andare avanti così". Aggiunge: "Vorrei una legge che mi dicesse: assumi a un costo più basso e poi se io, Stato, in cantiere trovo un lavoratore in nero tu chiudi. Oggi invece chi vuole fare le cose in regola non ce la fa. E prolifera il lavoro nero, tanto l'imprenditore al massimo prende 2.000 euro di multa e finita lì". Nel Tigullio circa 250 attività hanno aderito alla serrata.”””””””””

COMMENTO ALAPMI-AGL Lavoratori Artigianato e Piccole e Medie Imprese:

L'AGL guarda con interesse a queste nuove associazioni (ICR. CONFAPRI, ecc.) che danno voce alle imprese che stanno per morire nel nostro Paese. Condividiamo molte delle loro proposte e non escludiamo futuri contatti, confronti e iniziative comuni. Come ALLEA (lavoratori edilizia) http://allea-agl.blogspot.it da tempo ci siamo scagliati contro l'obbligo di adesione alla Cassa Edile (partita con le migliori intenzioni ma oggi, di fatto, l'ennesimo regalo della burocrazia ministeriale a carrozzoni di emanazione sindacale) e come ALP (lavoratori pubblici) http://alp-agl.blogspot.it abbiamo fatto molto di più, attraverso precise proposte , per dire chiaramente che è ingiusto che il lavoro dipendente venga tassato in quella maniera e in quelle dimensioni, suggerendo ai lavoratori del settore come rendersi protagonisti del cambiamento, riscattandosi una volta per tutte dall'immagine con cui vengono dipinti. Aggiungiamo pure un ulteriore costo, quello della piccola corruzione a beneficio di funzionari pubblici infedeli, che molte PMI sono costrette a subire. Una cosa però la vorremmo dire: così come queste nuove esperienze associative stanno mettendo l'accento su argomenti trascurati dal grande associazionismo imprenditoriale e dalle grandi imprese, dicendo cose sacrosante, dimostrino di essere innovativi anche su un altro piano , non meno importante: la necessità che si volti pagina in merito al comportamento recente, di ogni tipo di impresa o datore di lavoro, nei confronti dei diritti di ogni lavoratore. Se è vero infatti che imprenditore e lavoratore nelle micro, piccole e medie imprese sono molte volte solidali perchè vivono gomito a gomito , altrettanto frequentemente accade che questi ambiti lavorativi si trasformino in inferno per tante persone che spesso, anche sindacalmente, restano sole, senza tutele e garanzie, vittime di leggi ingiuste là dove limitano le prerogative sindacali per le aziende sotto i 15 dipendenti. Un lavoro sicuro e dignitoso non è un lusso ma è condizione affinchè qualsiasi impresa possa sopravvivere ed essere competitiva valorizzando il fattore più prezioso. Non si chieda quindi ai lavoratori, seppure anch'essi afflitti dalla crisi di rappresentanza delle loro vecchie organizzazioni sindacali, in nome della lotta per la sopravvivenza, di contribuire a costruire nuove ingiustizie né a rinunciare a far valere , tramite un sano conflitto sociale, irrinunciabile nelle democrazie e nelle economie libere, le loro legittime e più moderne istanze
Per saperne , comunque, di più:
SITO CONFAPRI http://www.confapri.it/

ALAPMI-AGL Alleanza Lavoratori Artigianato e Piccole e Medie Imprese aderente alla AGL



giovedì 14 novembre 2013

UNA PROPOSTA DEL SINDACATO DIRIGENTI DELL'AGL PER FAR FRONTE DA SUBITO ALLE NUOVE POVERTA': OGNI MESE, META' STIPENDIO DEL DIRIGENTE PUBBLICO MESSO A DISPOSIZIONE , VOLONTARIAMENTE, DEI SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI RESIDENZA



E' notizia di oggi: per l'OCSE i dirigenti pubblici italiani sono i più pagati del mondo, quasi il triplo della media.
Nel frattempo diviene sempre più insopportabile i fenomeno degli anziani che non riuscendo ad arrivare alla fine del mese sono costretti a rovistare tra i rifiuti dei mercati rionali e dei supermercati per mettere insieme un misero pasto.
Come già avvenuto da parte di molti calciatori che si sono ridotti lo stipendio per senso di responsabilità in questa tremenda crisi, riteniamo che anche i dirigenti pubblici italiani, non tutti responsabili di queste assurde distorsioni retributive, debbano schierarsi dalla parte del Bene e del Prossimo, dando per primi l'esempio. L'ADIR-AGL, nel continuare ad auspicare la riforma della Pubblica Amministrazione e del sistema pensionistico, certo di non immediata realizzazione, propone per intanto a tutti i dirigenti pubblici italiani, nell'emergenza, di destinare d'ora in poi, volontariamente, ogni mese, ai Servizi Sociali del proprio Comune di residenza, metà del proprio stipendio. Sapranno sicuramente questi Uffici destinare queste prime risorse a chi veramente ne ha più urgente ed immediato bisogno. E chiediamo che il Ministero della Funzione Pubblica renda noto l'elenco di quei dirigenti che vorranno partecipare a questa iniziativa. Quanto ne sarebbe importante il successo, per ridare credibilità alla dirigenza, alla pubblica amministrazione e alla possibilità del nostro Paese di riprendersi!
ADIR-AGL
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“””””””””Ocse:dirigenti Pa Italia più pagati,quasi triplo media

solo per 28% cittadini fiducia in governo

14 novembre, 14:21
I senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana sono i più pagati dell'area Ocse, con uno stipendio medio di 650 mila dollari, oltre 250 mila in più dei secondi classificati (i neozelandesi con 397 mila dollari) e quasi il triplo della media Ocse (232 mila dollari). Lo rileva l'Ocse, con dati aggiornati al 2011. In Francia, un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260 mila dollari all'anno, in Germania 231 mila e in Gran Bretagna 348 mila. Negli Stati Uniti, la retribuzione media è di 275 mila dollari.
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Se la pensione non basta la spesa si fa tra i rifiuti

Maria Sorbi - Mer, 13/11/2013 - 07:14
“””””””Arriva mentre il mercato sta per sbaraccare, attorno alle due del pomeriggio. Tanto la merce sui banchi non gli interessa, è troppo cara. Lui va in cerca degli scarti tra i cumuli di cassette di legno gettate negli angoli.
E lì trova sempre qualcosa: cespi di insalata ancora buona, resti di cavoli e carciofi, qualche finocchio malconcio ma, tutto sommato, mangiabile. Basta non fare troppo gli schizzinosi e la spesa è fatta.
Così, al mercato-bene di via Cesariano, a pochi passi dall'Arena, fa provviste un anziano, habitué della zona. Non è un barbone, né uno che vive di stenti per la strada. È semplicemente uno a cui la pensione non basta, uno che tira a campare. E allora eccolo attraversare la doppia corsia di via Melzi d'Eril con la sua busta della spesa già usata e ripiegata chissà quante volte. La porta, ancora vuota, dietro la schiena, va di buon passo sulle sue Adidas con la para, si guarda attorno e un po' dissimula l'imbarazzo per la missione settimanale tra le bancarelle. Poi si china, fruga con pazienza tra gli scarti e scova frutta e verdura.
Nel frattempo gli ambulanti smontano i loro tendoni. «Non immagina quanta gente così c'è» commenta una venditrice mentre ritira le cassette di cachi ancora intonsi snobbati dalle sciure del quartiere. A sentire i fruttivendoli dietro alle bilance, sono parecchie le persone che vanno a fare la spesa tra i cumuli di rifiuti del mercato. Quelli dove nemmeno i cani chic dell'isolato si fermano a nasare qualcosa da addentare. Andrea e suo padre, che da una vita hanno un banco di primizie in via Cesariano, per risparmiare a tanta povera gente l'umiliazione di chinarsi a cercare qualche foglia di insalata di scarto, alla fine della giornata preparano un po' di sacchettini di verdura di seconda scelta o rimasta invenduta e li regalano a chi non può. «Guardi che anche le signore di un certo livello hanno dimezzato la spesa, mica soli i poveretti» commentano gli ambulanti. Insomma, prima le famiglie mandavano le colf a riempire sacchi di frutta esotica e verdure selezionatissime, ora hanno ridotto quantità e qualità.
«Lavoro in questo mercato da oltre dieci anni - conferma all'angolo un venditore mentre sistema i sacchi di noci - e devo ammettere che è un disastro. Non solo nell'ultimo anno le vendite sono calate ma ci sono sempre più persone, soprattutto anziani, che ci chiedono roba ammaccata pur di pagare meno. O che vanno a cercare tra le cassette da gettare via».
Questo accade in un mercato del centro. Ma le stesse scene si vedono ovunque: a Papiniano e, motivo in più, nei mercati di periferia. Idem all'Ortomercato il sabato mattina. A darcene conferma è Ketty Capra, in rappresentanza degli ortofrutticoli. «Ormai tra gli scarti non frugano più solo stranieri e barboni - racconta - ma anche persone che non diresti mai e tanti anziani. Spesso le famiglie, soprattutto alla fine del mese, ci chiedono se avanziamo qualcosa o se abbiamo roba di scarsa qualità per risparmiare un po'». La seconda scelta insomma è diventata merce preziosa. Tanto che anche gli ambulanti che vanno a rifornirsi in via Lombroso la comprano in quantità molto maggiori rispetto al passato. È una regola del mercato: l'offerta segue la crescita della domanda. “””””””””

venerdì 8 novembre 2013

ALP-AGL: LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE INIZIERA' A CAMBIARE QUANDO ANCHE I SINDACALISTI AVRANNO IL CORAGGIO DI PAPA FRANCESCO NELL'AMMONIRE IMPIEGATI E DIRIGENTI CORROTTI O TENTATI DAL DIVENTARLO

Da www.ansa.it


Papa: basta 'dea tangente', corruzione toglie la dignità

''Chi la pratica dà ai figli pane sporco''

08 novembre, 12:39
 
CITTA' DEL VATICANO - Chi "pratica le tangenti" ha "perso la dignità" e dà ai figli "pane sporco". Papa Francesco ha dedicato la sua omelia a Santa Marta a un lungo appello contro i guadagni da "corruzione", la cui abitudine "dà dipendenza", pregando infine "perché il Signore cambi il cuore di questi devoti della dea tangente".
Il Papa, nell'omelia, ha pregato per i tanti giovani che ricevono dai genitori "pane sporco", guadagno frutto di tangenti e corruzione, e hanno fame di dignità perché il lavoro disonesto toglie la dignità. La parabola dell'amministratore disonesto, riferisce la Radio Vaticana, ha dato lo spunto al Papa per parlare "dello spirito del mondo, della mondanità", di "come agisce questa mondanità e quanto pericolosa sia". Gesù "pregava il Padre perché i suoi discepoli non cadessero nella mondanità". "E' il nemico": "Quando noi pensiamo ai nostri nemici, davvero pensiamo prima al demonio, perché è proprio quello che ci fa male. L'atmosfera, lo stile di vita piace tanto al demonio, è questa mondanità: vivere secondo i valori - fra virgolette - del mondo. E questo amministratore è un esempio di mondanità". "Qualcuno di voi potrà dire - ha proseguito -: 'Ma, questo uomo ha fatto quello che fanno tutti!'. Ma tutti, no! Alcuni amministratori, amministratori di aziende, amministratori pubblici; alcuni amministratori del governo... Forse non sono tanti. Ma è un po' quell'atteggiamento della strada più breve, più comoda per guadagnarsi la vita". Nella parabola, il padrone loda l'amministratore disonesto per la sua furbizia: "Eh sì, questa è una lode alla tangente! E l'abitudine della tangente è un'abitudine mondana e fortemente peccatrice. E' un'abitudine che non viene da Dio: Dio ci ha comandato di portare il pane a casa col nostro lavoro onesto! E quest'uomo, amministratore, lo portava, ma come? Dava da mangiare ai suoi figli pane sporco! E i suoi figli, forse educati in collegi costosi, forse cresciuti in ambienti colti, avevano ricevuto dal loro papà, come pasto, sporcizia, perché il loro papà, portando pane sporco a casa, aveva perso la dignità! E questo è un peccato grave! Perché si incomincia forse con una piccola bustarella, ma è come la droga, eh!".
Dunque - ha affermato il Papa - l'abitudine alle tangenti diventa una dipendenza. Ma se c'è una "furbizia mondana" - ha proseguito papa Francesco - c'è anche una "furbizia cristiana, di fare le cose un po' svelte... non con lo spirito del mondo", ma onestamente. E' ciò che dice Gesù quando invita ad essere astuti come i serpenti e semplici come colombe: mettere insieme queste due dimensioni - ha sottolineato - "è una grazia dello Spirito Santo", un dono che dobbiamo chiedere. Infine, ha concluso con una preghiera: "Forse oggi ci farà bene a tutti noi pregare per tanti bambini e ragazzi che ricevono dai loro genitori pane sporco: anche questi sono affamati, sono affamati di dignità! Pregare perché il Signore cambi il cuore di questi devoti della dea tangente e se ne accorgano che la dignità viene dal lavoro degno, dal lavoro onesto, dal lavoro di ogni giorno e non da queste strade più facili che alla fine ti tolgono tutto". "E poi finirei - ha aggiunto - come quell'altro del Vangelo che aveva tanti granai, tanti silos ripieni e non sapeva che farne: 'Questa notte dovrai morire', ha detto il Signore. Questa povera gente che ha perso la dignità nella pratica delle tangenti soltanto porta con sé non il denaro che ha guadagnato, ma la mancanza di dignità! Preghiamo per loro!".
 



domenica 13 ottobre 2013

EXPO 2015: LA FOGLIA DI FICO DEI SINDACATI CONFEDERALI E’ TRASPARENTE

E’ con profonda delusione che stiamo assistendo , in questi mesi che ci stanno avvicinando all’Expo 2015, alla squallida e piatta convergenza di ogni forza politica su un ‘ uniforme vulgata riguardante i presunti benefici occupazionali di questa manifestazione.
Chi ancora perde tempo a seguire le occasioni pubbliche in cui compaiono i politici avrà notato come questi siano assidui e immancabili frequentatori delle innaugurazioni, di qualsiasi opera si tratti, fosse pure di un nuovo vespasiano di plastica in un giardinetto pubblico.
E’ frutto cio’ della deteriore americanizzazione all’italiana della vita politica, nella quale la scadenza elettorale e la poltrona da occupare pro tempore sono diventate tutto.
E l’expo 2015 non sta sfuggendo a questa regola. Ci piacerebbe prendercela solo con i politici, ma non puo’ bastare, poiche’ i sindacati confederali sono da tempo in prima fila in questa messa in scena.
Sarebbe facile, quasi come sparare sulla croce rossa, esprimere timori su quali garanzie possa dare un governo regionale diretto da una forza politica che sappiamo quali prove abbia dato di saper essere davvero impermeabile alle infiltrazioni della criminalita’ organizzata.
Ma anche se volessimo dare a questo assetto di governo una seconda chance, non ci pare sia poi stata operata una netta cesura in relazione alla travagliata storia avuta dall’apparato politico chiamato a gestire commissarialmente l’organizzazione della manifestazione. Non possiamo, ad esempio, dimenticare che le cose dal 2008 hanno  cominciato a muoversi solo a partire da quando , nel 2013 l’attuale amministratore ha visto venir meno la presenza di un commissario generale pluriindagato per un lungo periodo e nonostante questo rimasto in sella.
Ma non intendiamo imbastire la solita polemica sul fatto che determinati appalti siano stati comunque, nonostante le buone intenzioni, inquinati dalla presenza di entità imprenditoriali oggetto tuttora di accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria.
I posti di lavoro, come il denaro, non profumano. Potrebbe scaturire buona occupazione anche per opera di imprese discutibili. L’importante e’ che quando determinati imprenditori vengono arrestati il soggetto pubblico non pensi solo a metterli in galera e a sequestrare ma a mettere in condizione nuovi soggetti puliti di subentrare e far ripartire i lavori, nell’interesse anche del mantenimento dei livelli occupazionali.
E qui e’ il primo punto storicamente debole della politica e del sindacalismo italiano, incapace di far pesare la propria forza per impedire, ad esempio, che quando questi obbligati passaggi di mano debbano avvenire cio’ accada nella certezza dell’assenza di conflitti di interesse. Facendo quindi pensar male ossia immaginare che qualche prudenza sia dettata da legami non chiari con le precedenti gestioni improvvisamente interrotte dall’intervento della Magistratura. L’esempio dell’ILVA e’ fin troppo vicino ed istruttivo.
Cosa non ci piace dell’intervento sindacale che ha prodotto la firma a fine luglio tra Expo 2015 e Triplice sindacale del protocollo sul Sito Espositivo che frutterà i seguenti posti di lavoro: 340 apprendisti, 195 stagisti e 18.500 volontari?
Non tanto il realismo. Sappiamo bene che e’ dovere di qualsiasi sindacalista, nelle condizioni date, adoperarsi  affinche’ qualcosa si muova. Meglio anche pochi posti di lavoro, anche se precari, che il deserto assoluto e la delocalizzazione che poi significa sfruttamento di altri lavoratori.
Ma qui si e’ davvero esagerato e in maniera scandalosa. L’adozione di quelle tipologie di impiego e solo di quelle snatura ogni visione avanzata di possibile flessibilità finalizzata a una visione moderna del processo di entrata dei giovani nel mondo del lavoro.Il messaggio ò chiaro: i contributi se possibile non vanno pagati, a beneficio delle aziende, qualunque cosa combinino, e anche a scapito dei lavoratori.E significa mettere la firma su un ben preciso concetto: e’ possibile creare nuove occasioni di lavoro solo tollerando il lavoro nero legalizzato. E’ vero, non c’e’ la firma “diretta”delle Istituzioni, sotto quel protocollo. Non ce la possiamo in teoria prendere con nessun responsabile politico. Ma e’ anche peggio: in pratica , con la riproposizione di un vecchio cavallo di battaglia di certo sindacalismo “i problemi li risolvano le parti sociali e il governo se ne stia fuori” di fatto condiviso da forze politiche, di maggioranza e di opposizione, e’ tutto il sistema che ha dato l’avallo politico alla fine del diritto del lavoro. Perche’ d’ora in poi le leggi regoleranno il nulla (il lavoro che non c’e’) e gli accordi tra i sindacati complici il lavoro nero, l’unico che conviene e piace alle aziende.
Da ultimo ci domandiamo come mai da una parte i sindacati seppelliscano le norme sul lavoro e dall’altra gli stessi partecipino a manifestazioni politico-partitiche a sostegno dell’art. 1 della costituzione. Forse questa Costituzione piace cosi’ tanto a loro perche’ finora gli ha consentito impunemente di creare tanti danni alle categorie che dovrebbero difendere? O perche’ si sentono tutelati meglio, nei loro interessi da un articolo fantasma (il 39) che inapplicato e’ meglio che lo rimanga il piu’ a lungo possibile?
E poi, cari colleghi dei sindacati confederali, come mai le vostre proposte contro la disoccupazione giovanile contemplano solo mega assunzioni pubbliche che mai si realizzeranno (per gli evidenti problemi di finanza pubblica) e non invece una precisa critica e proposta alternativa nei confronti di un modello di sviluppo (quello dei grandi eventi come l’Expo 2015 o la TAV o le Olimpiadi presenti e future) che non ha potuto e non potra’ assicurare ne’ uno sviluppo sostenibile ne’ (anche volendo essere minimalisti),tantomeno, stabile e buona occupazione?
Ma ormai la frittata e’ fatta, a Milano. Sappiano i lavoratori, anche quelli che lavoreranno a termine in Expo, che quei sindacati firmatari sono rappresentativi, si, ma solo delle rersponsabilità nel disastro esistenziale che vi procureranno. E che, grazie a dio, non esauriscono di certo il panorama del futuro sindacalismo italiano, dal passato glorioso.

domenica 8 settembre 2013

PER NOI DELL'AGL..........LA CONTRATTAZIONE PUBBLICA......... E' UNA CAGATA PAZZESCA!!!!!

Il governo Enrico Letta I non sembra, ormai tutti ne sono convinti, aver apportato vere novità nell'approccio che da decenni, ormai, le classi dominanti hanno di fronte alla questione del Pubblico Impiego. Questo Esecutivo, in pratica, non ha realizzato finora quasi nulla e il fatto che solo nell' affrontare le emergenze della Pubblica Amministrazione abbia trovato modo di mettere le mani in qualcosa di concreto è l'ennesima dimostrazione, se ce ne fosse stato ancora bisogno, di come tra Centro Sinistra e Centro Destra vi sia accordo solo su un fatto: la PA così come è, deve essere soppressa, lentamente e dolcemente, così come si fa per dei cani che invecchiano inesorabilmente e che ci hanno accompagnato per anni, standosene lì, in un cantuccio, buoni buoni e consumando poco o niente.
Gli stessi Sindacati del Pubblico Impiego, tutti, grandi e piccoli, vecchi e giovani, rappresentativi o meno, sembrano ormai solo patetiche vittime di un destino inesorabile. Costretti a dire qualcosa, a giustificare le trattenute mensili di adesione, ad urlare qua e là, ogni tanto, contro lo scandalo di turno, non sanno neppure loro come giustificare la loro esistenza, che posto trovare nel vecchio presepe, a quale direttore generale portare i loro (nostri) doni.
E , “diciamolo” (come direbbe Ignazio) neanche i semplici dipendenti, più o meno stabili, se la passano meglio, dal punto di vista umorale (anche perchè da quello economico e materiale ormai hanno fatto l'abitudine a una vita di ascesi e preghiera). Continuano a ringraziare e a baciare per terra per avere da così tanto tempo un posto “sicuro” (ovviamente tutti giurano e spergiurano di aver affrontato, in ogni epoca, un durissimo e selettivo concorso, di non aver mai avuto raccomandazioni) , guardano alla Grecia e dicono che no, da noi, simili cose agli statali non potranno mai accadere perchè noi siamo una grande nazione, continuano in maggioranza ad aderire ai grandi sindacati (anche perchè quelli piccoli, che non hanno mai sfondato, o sono fotocopie degli stessi o vivacchiano in vicinanza del limbo del cinque per cento – attenti a non sbilanciarsi perchè la cosa potrebbe costar cara alle successive elezioni rsu – o sono falsamente conflittuali, pronti, se capita l'occasione, nel Pubblico, a vendere di tutto e di più di sé stessi) e, ovviamente hanno votato in massa (e continueranno a farlo) proprio per il Centro Destra e Centro Sinistra a cui da anni danno tutto senza mai aver ricevuto nulla se non la promessa (come le vacche sacre in India) che qualunque cosa accada il posto verrà salvaguardato anche a costo di dover ridursi a brucare solo l'erbetta, qua o là.
Si sentono lamenti sul fatto che sia stata usata l'estate per questa nuova operazione sul Pubblico Impiego ma anche qui siamo all'ipocrisia. La conflittualità vera, in questo settore, per i motivi di cui sopra, è inesistente e ciò che avviene ce lo possiamo aspettare in ogni stagione. I grandi sindacati, tutti politicamente rappresentati, anche da loro ex colleghi, in questo governo, non faranno mai sciopero generale né lo minacceranno. Ce ne è alle viste uno, ad ottobre, dei sindacati alternativi ma, come di consueto è e sarà solo un segnale di debolezza e impotenza, addirittura controproducente per i lavoratori (per le loro tasche) e velleitario poiché, ormai è scientificamente dimostrato, il dipendente pubblico italiano, finchè non sarà sul lastrico, mai e poi mai trarrà conseguenze politiche dalle proprie lotte (e disavventure) sindacali. Pensiamo all'esempio più recente, quello degli esodati, organizzati e fatti sfilare dal sindacato di riferimento del partito che più di ogni altro ha voluto il governo che li ha condannati. Quindi cornuti e mazziati a ciclo continuo e perpetuo, per di più contenti di esserlo (ciò accade quando il partito diventa una religione: muori contento e riconoscente del tuo destino di cui sei stato l'artefice).
L'ennesimo blocco degli stipendi quindi, conseguente al blocco dei contratti. Intendiamoci: dal punto di vista emotivo una persona che vive nel mondo del lavoro e il cui lavoro è difendere i diritti dei lavoratori non può, in prima battuta, non commuoversi e indignarsi per questo abuso continuato cui sono sottoposti da anni i lavoratori pubblici italiani. Ma, in seconda battuta, si capisce, a naso, che c'è qualcosa che non va in questa ribellione che, proprio perchè di lunga data, ormai assomiglia più a un rito che ad altro.
Il blocco degli stipendi, si dice. Un argomento polemico spesso usato da chi giustifica i tagli alla P.A. È che le statistiche dimostrano che, ohibò, negli ultimi anni gli stipendi pubblici sono invece aumentati e, dicono costoro, per di più in maniera insopportabile nei confronti del settore privato.La risposta (ritualmente) è ovvia e semplice. Si fa la media del pollo di Trilussa, non possono essere calcolati assieme gli stipendioni dei dirigenti e gli stipendiucci degli impiegati, non si tiene conto della concomitante crescita del precariato e delle consulenze spesso inutili (in presenza di competenze interne inutilizzate) e, molte volte, elargite agli amici degli amici. Il problema è che questa stucchevole contesa avviene, forse qualcuno se ne dimentica, sul campo di uno stadio in cui, sugli spalti vi è la gran massa dei lavoratori privati e degli imprenditori,dei pensionati privati e dei disoccupati che il posto pubblico lo hanno sentito raccontato solo nelle favole e, al netto di certe reminiscenze, soprattutto da parte della popolazione non esattamente legata agli scambi politico-elettorali che avvengono a Roma. Per cui occorrerebbe rendersi conto che certe polemiche, alla lunga, stancano, riguardando comunque una minoranza che pur vivendo su un altro pianeta condiziona pesantemente l'esistenza di tutti noi.E forse questa è una delle ragioni della scarsa sensibilità dell'opinione pubblica nei confronti delle problematiche di questa parte del mondo del lavoro , attenzione che invece si ridesta quando il cittadino e l'impresa hanno a che fare con la burocrazia. Poi accade che questi votino e mandino al governo i nemici acritici e grossolani di tutto ciò che è apparato pubblico. I quali senz'altro sono poi i soggetti meno adatti a concepire serie e costruttive riforme della pubblica amministrazione. Capito ora perchè chi scrive da anni insiste nell'invitare i lavoratori pubblici ad occuparsi prima della burocrazia e poi, resisi presentabili, anche delle giuste retribuzioni?Certo, una questione di equità stipendiale esiste nella Pubblica Amministrazione e fa parte dell'annoso problema dei bassi stipendi nel mondo del lavoro dipendente italiano rispetto all'Europa. Tema scomodo, fra l'altro. Come farebbero infatti i Sindacati che campano sulla strumentalizzazione dei precari ad ammettere che esiste una parte di precariato per scelta, da parte di quei soggetti che, grazie al fatto di non aver portato i propri cervelli all'ammasso, si sono fatti due conti e hanno capito, per il momento, che passare a un lavoro dipendente non dirigenziale significherebbe iniziare a fare veramente la fame?E, per continuare ad essere impertinenti, come farebbero i Sindacati e i partiti che da anni ci dicono che i dipendenti sono gli unici a pagare tutte le tasse ad ammettere che a conti fatti non può essere materialmente possibile che uno possa davvero mantenere una famiglia con uno stipendio del genere e che quindi è costretto al lavoro nero, quindi a evadere imposte e contributi in combutta col proprio datore di lavoro nascosto (privato)? Perchè costoro non guardano in faccia alla realtà, perchè non propongono, come noi facciamo da tempo, che i lavoratori pubblici possano essere liberati dalle trattenute, eliminando la figura del sostituto d'imposta, che sia consentito loro di poter fare, alla luce del sole, un secondo e un terzo lavoro, senza proibizioni e conseguenze disciplinari o sanzionatori. Perchè non è consentito dal modello costituzionale di Pubblico Impiego? Andiamo. Perfino la Chiesa sta ridiscutendo il celibato per i preti, figuriamoci se in Italia non potrebbe essere possibile modificare le leggi nel senso di dare la possibilità a chi ha voglia di lavorare di farlo nella legalità. Ma, purtroppo, la questione delle retribuzioni insufficienti nel pubblico non finisce qui. C'è troppa corruzione in Italia e non riguarda solo comportamenti dall'Alto. Riflettiamo una buona volta sul perchè gran parte degli uffici che si occupino di controlli, vigilanza e ispezioni in Italia abbiamo così tanti “problemi” a dispiegare le proprie potenzialità. Si, è vero, perchè il potere politico non vuole perdere voti e non ci va con la mano pesante. Si, è vero, perchè avere uffici efficienti richiede risorse e in tempi di spending review queste vengono tolte, con ovvi riflessi. Ma la realtà è anche un'altra: i bassi stipendi sono una tentazione a compiere atti illeciti e quando questi comportamenti sono diffusi si crea un sistema che fa comodo a molti e che spinge tanti a non essere poi così incisivi a richiedere aumenti adeguati, evidentemente perchè certe risorse sono reperibili altrove.E, come noto, molte volte il malaffare e l'economia malata è molto più efficiente degli apparati che si comportano con pulizia ed onestà.Capito ora perchè noi, a differenza degli altri, da tempo sosteniamo che per il dipendente pubblico onesto il nemico da combattere è quello che potrebbe essergli a fianco o albergare nella stanza del direttore? Perchè sosteniamo che la pulizia può venire solo dall'interno perchè solo da lì è possibile accorgersi di cose invisibili dall'esterno, anche da parte di soggetti attrezzatissimi, come la Magistratura e le forze dell'ordine? E che questo sia l'unico modo per arrivare al risultato (retribuzioni dignitose) perchè altrimenti non si è credibili nei confronti dell'opinione pubblica, quella che vota, quella che fa vincere partiti che ancora potrebbero essere conquistati a un'idea di riforma della Pubblica Amministrazione?
Chi ha buona memoria rammenta che l'ultimo vero adeguamento degli stipendi pubblici avvenne di iniziativa dell'ex Ministro Cirino Pomicino, e non per spinta sindacale ma per logiche politiche.Potrebbe essere una scorciatoia interessante ma non più praticabile non tanto perchè l'Italia non è più quella di allora ma, paradossalmente (e drammaticamente) perchè i Sindacati sono ANCORA quelli di allora e incapaci, di conseguenza, di agire in un nuovo contesto e nuove logiche, per i nostri interessi.
E non a caso ciò comporta l'impossibilità da parte loro di sfatare un altro tragico mito la cui presenza blocca in un certo senso l'evoluzione del Lavoro Pubblico e degli addetti che ci sono dentro: la CONTRATTAZIONE.
Cari signori: la contrattazione (nel pubblico) è una cagata pazzesca! Provate a ripeterlo con noi dell'AGL e forse, con un po' di esercizio, potremo iniziare a svegliarci da questa ipnosi collettiva che dura dagli anni ottanta. Non che il risveglio di per sé risolva il problema. Eliminarla è un'impresa immane. Su di essa campano da decenni i Sindacati, le Burocrazie ministeriali, i manager di stato, i monopoli che grazie ad essa hanno cambiato faccia e si sono appropriati del meglio delle aziende pubbliche, con le false privatizzazioni e liberalizzazioni.Addirittura, per celebrarla, da anni è stata concepita una finta dialettica democratica interna, articolata sulle RSU, appetite dagli stessi sindacati per la gran quantità di privilegi che possono garantire (permessi, distacchi, inciuci con i direttori periferici e centrali). Perfino i sindacati conflittuali le venerano , quasi fossero delle istituzioni nate dalla Resistenza e non invece una maniera per ammettere al banchetto dei soldi pubblici sindacalisti fedeli e ruffiani che godono nell'ottenere vantaggi a scapito dei loro colleghi per decenni, entrando come capi classe che segnano sulla lavagna buoni e cattivi e andandosene in pensione, alla fine, col grado di maggiordomi del dinosauro di turno. Una volta con la carriera sindacale si poteva diventare dirigente. Adesso manco quello, perchè sembra drammaticamente crollato, tra i candidati, il livello di alfabetizzazione.
Ma come è possibile contrattare le retribuzioni (e non il nulla, come si usa fare da un po') quando le stesse sono stabilite da una legge dello Stato?E c'è, nel rapporto di lavoro, qualcosa di più importante della prestazione e della corrispondente retribuzione?Se il pubblico deve rimanere tale allora prendiamo atto che la contrattazione (e le piattaforme contrattuali, con o senza richieste di aumenti retributivi) non serve a nulla e è, nella peggiore delle ipotesi, una presa in giro e un imbroglio. Anzi, lo strumento per introdurre,come una flebo, nelle viscere della pubblica amministrazione, delle immonde schifezze che esistono solo in Italia e di cui ci si dovrebbe vergognare. Altra cosa è se si pensa a un altro modello di “pubblico”. C'è ad esempio, in questi giorni, chi ipotizza che anche per i Ministeri possa avviarsi un processo di privatizzazione analogo a quello che interessò le Poste. Ma c'è chi dice che occorra ritornare a un Pubblico senza contrattazione. Cosa che poi è avvenuta per le Amministrazioni “importanti” in Italia , mai toccate, in realtà , dal passaggio dal diritto pubblico a quello privato. Retribuzioni per decreto, quindi, o per contratto “recepito” da un atto politico? Parliamone . Ma...sorpresa: stranamente, avete sentito se in giro esiste qualche sindacato che su questo voglia coinvolgere i lavoratori? Qualche sindacato ha mai protestato relativamente alla differenza di trattamento ricevuta da Amministrazioni diverse, in passato, riguardo al processo di privatizzazione del rapporto di lavoro? No. Perchè?Ovvio. L'amministrazione che rimane pubblica ha un trattamento migliore, il sindacato interno la considera una vittoria da non sbandierare però, perchè , è risaputo, nella PA se godi di qualche privilegio è meglio non farlo sapere poiché a qualcuno potrebbe venir voglia di togliertelo.Ma qualcosa non quadra: le confederazioni cosa ci stanno a fare? Non erano nate per scongiurare i corporativismi, per unire i lavoratori per il progresso di tutta la classe degli sfruttati?Eppure ognuna di esse ha un responsabile per ogni comparto e singola amministrazione.E' evidente che se anche qualche dirigente sindacale inquadrato volesse sollevare, al loro interno, il problema rischierebbe di avere problemi: perdere il distacco, dover tornare alla “produzione”, essere sostituito dal primo che è in fila magari più propenso a farsi gli affari suoi, a non sollevare problemi la cui trattazione è inopportuna.Ma c'è un altro problema. Gran parte dei partiti al governo hanno appaltato ai loro sindacati di riferimento la trattazione di queste questioni. Il parlamentare spesso non capisce nulla di questi problemi e in carenza di input è improbabile che si attivi. Capito ora perchè quando si deve intervenire, per motivi di bilancio, sulla PA, si parla solo di tagli e non di riforme organiche? E i tagli chi li subisce, l'apparato sindacale o il singolo dipendente? Capito ora perchè è interesse vitale del pubblico dipendente italiano se vuole avere un futuro mollare questi sindacati, chiudere il rubinetto, affamare loro così come loro stanno affamando voi?Come AGL lo diciamo dalla nostra nascita e non ci stancheremo di farlo.
Quella del destino dei precari è una commedia che ormai dura da troppe puntate. Come noto i precari servono a questa PA perchè costano di meno rispetto all'assunzione di personale di ruolo. Chi in questi anni (Letta da ultimo ma prima ci aveva provato la Fornero) ha mostrato interesse per le tesi di chi pretendeva l'innalzamento di una barriera anti precariato e ci ha provato, lo ha fatto non per convinzione ma per seguire una moda. Tanto che, come giustamente qualcuno ha detto , spiegandolo bene anche dal punto di vista tecnico, si tratta di “finte” assunzioni.Tutti sanno che il precariato nel mondo del lavoro aumenterà perchè è una esigenza dell'economia (alternative praticabili non esistono e tentativi diversi hanno fallito).
Noi dell'AGL abbiamo deciso di esistere perchè c'è l'esigenza che in Italia qualcuno, anche sul precariato, dica parole di verità e la smetta di prendere in giro i lavoratori (precari e non) e i cittadini. Ripetiamo parola per parola e confermiamo quanto dicemmo già dai tempi della Fornero. C'è una cosa, per noi, da non fare: attribuire valore al lavoro stabile e disvalore al lavoro non stabile. Abbiamo già detto più volte che vanno considerate con il massimo rispetto le esigenze di chi ha o ha avuto il posto fisso e si aspetta di mantenerlo fino ad una pensione che sia più dignitosa di adesso così come di coloro che sono in debito con la società (pensiamo ai precari della scuola) per aver fatto parte, loro malgrado, di una umanità sfortunata in cui sono stati illusi da un miraggio, quello appunto, del posto fisso. Queste fasce di popolazione non vanno punite ma accompagnate verso un miglioramento, graduale , della loro condizione. Sarà difficile (sappiamo quale peso abbia il debito pubblico) ma va fatto innanzitutto per un principio di dignità. Ma arriverà il momento (e su questo dobbiamo deciderci a voltare pagina) che nella società italiana non esistano più i termini “posto fisso” e “lavoro precario” così come oggi intesi. Quella è la direzione verso cui andare, certo, gradualmente. Un lavoratore quindi che abbia sempre una fonte di reddito anche nei periodi di passaggio, la possibilità di cambiare serenamente il lavoro più volte nella sua vita, di fare carriera, di formarsi, di migliorare. Sia nel pubblico che nel privato. E questo, in un prossimo futuro dovrà valere per tutti. Perchè l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul posto di lavoro. Parimenti non dovrà esistere più di fatto il concetto di precario sinonimo di ricattato, malpagato e sfruttato e senza prospettive di serena esistenza. Su questa, che è innanzitutto una battaglia culturale, constatiamo che nessuno è impegnato seriamente. Male, poiché significa che si stanno difendendo rendite di posizione o si sta sfruttando la disperazione delle fasce più marginali del mondo del lavoro. Di solito per guadagnarci sopra e per fini elettorali.
Ripetiamo fino alla noia che di questi tempi occorre essere onesti intellettualmente e rispondere alla domanda: vogliamo fare qualcosa che comporti più spesa pubblica? Dove troviamo i soldi?Per noi vanno reperiti, subito, non con nuove tasse ma con risparmi di spesa proprio nella pubblica amministrazione, salvaguardando tutti gli attuali posti di lavoro e dismettendo pezzi di pubblica amministrazione inutili, ridefinendo le funzioni e attuando una veloce mobilità interna del personale da amministrazione a amministrazione. Proposte più specifiche? Ascoltiamo proprio SU QUESTO e non su improbabili piattaforme contrattuali (con o senza soldi) i dipendenti pubblici , senza la mediazione di sindacati o dirigenti (che potrebbero avere interesse all'autoconservazione) ma, ad esempio, online, in pochi giorni. Non preoccupatevi: chi ci lavora dentro sa come riformare davvero la Pubblica Amministrazione. Perchè i Sindacati non accetteranno mai questa consultazione? Sicuramente ci siete arrivati da soli! Basta con la demagogia pelosa, con le battaglie contro i mulini a vento , come l'evasione fiscale che nessuno di coloro che è al potere vuole veramente combattere poiché significherebbe combattere (ivi compresi i maggiori sindacati)contro sé stessi. Cerchiamo invece di riorganizzare il Fisco in maniera moderna e non bizantina, in modo realistico, semplice e non demenziale e un risultato alla fine l'otterremo. Basta poi con l'invidia sociale che sta riaffiorando con questa polemica sull'IMU.
Noi eravamo (e continueremo a essere) per l'eliminazione per tutti della stessa. Contrariamente a quanto affermato da tanti ideologhi schierati, riteniamo che le imposte non debbano avere valenza punitiva (penalizzare in maniera fine a se stessa le ricchezze accumulate) ma essere modulate in maniera da creare la combinazione più credibile affinchè alla fine della fiera, il risultato sia maggior reddito prodotto e ricchezza generata.
Chi sono in Italia i proprietari di quegli immobili di recente sommersi fino al collo dall'IMU? Fondamentalmente dei risparmiatori (perchè il canale fondamentale del risparmio in Italia è l'investimento immobiliare).E quindi, per lo più, lavoratori. Per di più indebitati per i mutui contratti. Analoghe perplessità abbiamo sempre avuto per altri due totem spesso evocati sempre dalla stessa corrente di pensiero. Le tasse sulle transazioni finanziarie (che aspettiamo ad abolire la Tobin Tax che sta per radere al suolo il mercato finanziario nazionale e i connessi posti di lavoro?) e quelle sul lusso. Non cancellano le ingiustizie ma tagliano le gambe a settori che creano lavoro e reddito, dirottando altrove denaro e investimenti. E creando quindi le condizioni per maggiore disoccupazione, alla lunga e bassi stipendi nel breve. E quando si dice che queste risorse andrebbero a finanziare servizi essenziali, si mente sapendo di mentire. Perchè tutti sappiamo che il grosso di esse (anche nei Comuni, indipendentemente dal loro colore politico) va a alimentare la macchina burocratica, le consulenze concesse a amici degli amici e gli appalti inutili. Le famiglie e i più deboli abbandonati sono e tali continueranno ad essere. Non è possibile che nelle Amministrazioni pubbliche si pratichi costantemente la politica dei due tempi: prima i soldi (da divorare) poi riforme, razionalizzazione, dimagrimento, riorganizzazione (mai visti). E' un gigantesco imbroglio che solo una minoranza degli italiani, per il momento è riuscita a cogliere e a trasformare in controproposta politica. Il risparmio va agevolato, non disincentivato (ci risulta che paesi più evoluti del nostro stiano facendo proprio il contrario ).I proprietari degli immobili interessati continuano (e questo è un danno) ad avere idee poco chiare sulle loro prospettive di risparmio, sul destino dei loro soldi, sull'opportunità o meno di consumare di più.Ricordiamoci delle decine di migliaia di posti di lavoro che stanno andando in fumo nel settore dell'edilizia e capiremo quanto sia urgente porsi il problema di trovare altrove i soldi per garantire giuste retribuzioni ai lavoratori pubblici.
In altre parole, crediamo che ai cittadini interesserebbe sapere di più quando la PA comincerà a essere riorganizzata seriamente e non se qualche ricco in più piange in qualche paradiso naturale o fiscale.
Risparmiamoci quindi annunci di lotte prossime, inutili e non più credibili. Quel che occorre è un intervento chirurgico su obbiettivi mirati, condivisi dai lavoratori, dai cittadini e dall'opinione pubblica. E lasciare al loro destino i sindacati traditori e quelli che, anche in buona fede, sono stati capaci solo di farvi perdere, in tutti questi anni. Prima vi deciderete, cari lavoratori, prima ci riusciremo!

venerdì 23 agosto 2013

IL VERMINAIO DELLE COOPERATIVE

GRAZIE AGLI ISPETTORI DI COOPERATIVE MINISTERIALI FATTA LUCE SU UNA REALTA' SCONVOLGENTE NEL MONDO COOPERATIVO TOSCANO. COMPORTAMENTO VERGOGNOSO DA PARTE DEI BURATTINAI DI UN CERTO “SISTEMA” DI POTERE COOPERATIVO.
PERCHE' I SINDACATI INTERNI DEL MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO , IN TESTA LA CGIL, VOGLIONO INDEBOLIRE LA VIGILANZA PUBBLICA SULLE COOPERATIVE ESPELLENDONE GLI ISPETTORI DI PROVENIENZA MINISTERO DEL LAVORO E AGENZIA DELLE ENTRATE?
PERCHE' LE STESSE FORZE POLITICHE CHE SI SCANDALIZZANO PER QUESTI AVVENIMENTI NON SI ADOPERANO PER TOGLIERE ALLE CENTRALI COOPERATIVE LA POSSIBILITA' DI VIGILARE ORDINARIAMENTE (OGNI 1-2 ANNI) LE LORO STESSE COOPERATIVE ADERENTI? AFFIDANDO TUTTA LA VIGILANZA SOLO ALLO STATO?
PERCHE' , LAGGIU' IN TOSCANA, LA PARTE DEL MINISTERO DEL LAVORO CHE SI OCCUPA DI ISPEZIONI SUL LAVORO NON SI ERA IN QUESTI ANNI ACCORTA DI NULLA?

ALCOOP-AGL lavoratori cooperative
ALP-AGL ispettori di cooperative
ALAI-AGL lavoratori agroindustria
AGL Toscana


I seguenti articoli sono tratti dai citati organi di stampa.




Forteto, esito della relazione degli ispettori





«Sulla cooperativa del Forteto, dagli ispettori ministeriali si rileva una valutazione affine a quella cui siamo giunti con la relazione della Commissione d’inchiesta del Consiglio regionale tra lesione arbitraria dei diritti di alcuni soci-lavoratori, disparità di trattamento, firme inconsapevoli su operazioni finanziarie, negazione dell’accesso a buste paga e Cud. E i vertici del Pd, così come un pezzo del sistema-Toscana, si ostinano nelle difese ideologiche e d’ufficio tacciando chi cerca di basarsi sui fatti, di fare chiarezza sulla tragica vicenda e quindi di chiedere giustizia di strumentalizzare la vicenda? Ma con che faccia?» A esplodere così è il Consigliere regionale del Pdl Stefano Mugnai che ha presieduto la Commissione regionale d’inchiesta sugli affidamenti che aveva proprio le vicende del Forteto come cartina di tornasole.
Mugnai ha appena letto le conclusioni, ormai rese pubbliche, cui sono giunti gli ispettori e beh, di rilievi sostanziali e importanti a far da presupposto alla richiesta di commissariamento ce ne sono eccome. Invece, solo pochi giorni fa, dal Pd il segretario regionale Ivan Ferruci e quello metropolitano Patrizio Mecacci – che a differenza di parte dei soci aveva potuto leggere nei giorni scorsi la relazione – avevano enfatizzato il passaggio in cui il Forteto viene definito dagli 007 del ministero «solida e fiorente realtà imprenditoriale». Non era che il rigo numero 13 di conclusioni lunghe sei pagine. A pagina 2 iniziano i guai, con gli ispettori che premettono alle loro analisi il «legame imprescindibile» tra cooperativa, associazione e una «comunità ispirata a proprie regole e principi». Il rapporto interno alla cooperativa, rilevano gli ispettori che, nei loro quattro mesi di investigazione, hanno interrogato 18 soci persone fisiche più 1 ex socio, «è sempre stato sostanzialmente basato su incondizionata “fiducia” per arrivare addirittura a una sorta di “affidamento acritico” dei soci nei confronti degli amministratori».
«Tradotto – incalza Mugnai – affidamento acritico nei confronti dei capi della comunità-setta. Quelli che ora sono a processo. Sì perché su un punto va fatta chiarezza: per i vertici della comunità il vero fine è la comunità-setta stessa, la cooperativa è un bene strumentale dal cui controllo discende la possibilità per il sistema Forteto di superare anche questo ulteriore triste capitolo. Motivo in più per considerare il commissariamento e quindi la necessità di scindere il futuro della cooperativa da quello della comunità, il modo più efficace, oltre che giusto, per tutelare azienda e posti di lavoro».

«L’organo amministrativo – si legge poi ancora nella relazione ministeriale – non sembra abbia messo a conoscenza i soci lavoratori (o lo abbia fatto in maniera marginale e superficiale) del contratto di lavoro […] e, cosa assai grave, sembra che alcuni soci abbiano inconsapevolmente sottoscritto strumenti finanziari». Ancora: «I soci lavoratori, indipendentemente dalle mansioni effettivamente svolte, sono tutti inquadrati con lo stesso contratto e in unico livello contributivo», con violazioni giuslavoristi che per le quali gli ispettori si riservano di inviare gli atti agli organi competenti. C’è dell’altro: «L’ente – si legge già a pagina 3 – nega il diritto del socio alla consegna delle buste paga, del Cud e alla corresponsione delle prestazioni straordinarie e festive effettuate». Per non parlare dello scossone seguito alle denunce di natura penale fatte da alcuni soci, i cui contenuti sono oggetto del processo a carico di 23 persone ai vertici del Forteto – compreso il fondatore e ‘profeta’ Rodolfo Fiesoli – che inizierà il prossimo 4 ottobre. «Emerge con chiarezza – si legge a pagina 4 – un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei soci usciti dalla comunità [… che …] appare gratuito e comunque non riconducibile o giustificabile da irregolarità o comportamenti scorretti del socio nell’ambito del normale rapporto associativo o professionale».

Riassumendo, si rileva la «tendenza a confondere le regole ed i principi della “comunità” con il rapporto lavorativo e societario», il che pare aver «condotto gli stessi soci a ritenere “normali” atteggiamenti particolarmente “interferenti” dell’organo amministrativo».

Mugnai è tranchant: «Si tratta delle medesime dinamiche rilevate dalla Commissione regionale d’inchiesta, solo proiettate nell’universo lavorativo. I vertici del Pd comunque su una cosa hanno fatto definitiva chiarezza: il legame a filo che lega il loro partito e la storia del Forteto. Un legame che, evidentemente, è più forte delle sentenze passate in giudicato e di quanto già emerso in questi ultimi mesi; più forte anche della difesa dei diritti fondamentali delle persone e dei lavoratori, della ricerca della verità e dell’esigenza di giustizia delle vittime. Ma è l’ora di finirla, di levarsi i paraocchi. In questa vicenda occorre che tutte le persone di buona volontà, a prescindere dall’appartenenza politica, si mettano dalla parte delle vittime e dei loro diritti calpestati dopo che per trent’anni il Forteto, malgrado fior di sentenze passate in giudicato a carico dei suoi leader, ha rappresentato un punto di riferimento culturale e politico per un pezzo di Toscana. Non dico che sia facile rinunciare a un’utopia, ma le persone ed i loro diritti sono più importanti delle ideologie. Oggi è assolutamente necessario aprire gli occhi».




l documento

Forteto, ecco l'atto d'accusa
contro la cooperativa

Secondo gli ispettori del ministero non venivano consegnate le buste paga ai soci, nè pagati straordinari e festivi




Ecco l’atto di accusa contro la cooperativa Il Forteto: sono le sei pagine con cui i due ispettori del ministero dello Sviluppo Economico, Lorenzo Agostini e Fabio Fibbi, riassumono le anomalie riscontrate nell’azienda vicchiese, che a loro avviso deve essere commissariata. Accuse dure, pesanti, che partono dalle commistioni tra la comunità di Rodolfo Fiesoli e la cooperativa, descrivono le discriminazione verso i soci disobbedienti, individuano varie irregolarità amministrative e finiscono per censurare il regime di affidi di minori messo in atto dalla cooperativa.
Il documento sarà discusso oggi durante l’assemblea dei soci che si terrà al Forteto, prima che il ministero dello Sviluppo Economico decida se ratificare o meno il commissariamento. Al Forteto, scrivono Agostini e Fibbi, tra cooperativa e comunità c’è «un legame imprescindibile» e la «tendenza a confondere le regole e i principi della “comunità” con il rapporto lavorativo e societario della cooperativa». Così, tutto è delegato ai capi e i soci vengono lasciati all’oscuro persino dei propri diritti. «Emblematica, a questo proposito, l’inconsapevolezza riferita da alcuni soci interrogati di aver sottoscritto atti importanti, come ad esempio titoli obbligazionari o altri strumenti finanziari, nella completa ed acritica fiducia nei confronti dei proponenti, senza la reale conoscenza di ciò che stavano sottoscrivendo».
Gli ispettori affermano poi che «l’ente nega il diritto del socio alla consegna delle buste paga dei CUD e alla corresponsione delle prestazioni straordinarie e festive effettuate». Emerge, inoltre, «una sostanziale ignoranza dell’istituto del ristorno (la ridistribuzione ai soci del profitto realizzato dalla cooperativa, ndr), distribuito normalmente al termine di ogni esercizio ai soci lavoratori». Ampio spazio viene dato nella relazione alla discriminazione dei soci fuggiti dalla comunità, ma rimasti a lavorare in cooperativa. «Emerge con chiarezza un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei soci che sono usciti dalla “comunità”», affermano gli ispettori, citando casi di demansionamenti e persino la storia di un ex socio che ha testimoniato di aver dovuto lasciare la cooperativa contro la propria volontà, dopo essere stato costretto in «una sorta di isolamento». Agostini e Fibbi spiegano poi che la cooperativa «non appare dotata di strumenti normativi (…)che tutelino e/o garantiscano i diritti di eventuali “ospiti” disadattati e/o minori», in riferimento al fatto che alcuni minori, in passato, non erano stati formalmente affidati a delle coppie, ma alla cooperativa stessa, senza che questa però avesse previsto norme e regolamenti interni ad hoc.
Per tutte queste ragioni, i due ispettori chiedono il commissariamento della cooperativa, perché «detto provvedimento, oltre a sanare almeno alcune delle irregolarità rilevate nel corso dell’ispezione, appare necessario al fine di un ricollocamento dell’ente nell’ambito della propria attività e del proprio scopo». Oggi, durante l’assemblea, il Cda del Forteto esporrà le controdeduzioni da presentare al ministero per sventare l’ipotesi del commissario. Ma ci sarà anche un gruppo di «soci dissidenti», con ogni probabilità minoritario, che presenterà un documento elaborato dal comitato delle vittime del Forteto, dove si afferma la necessità del commissariamento, dopo anni di «innumerevoli soprusi»: «Confidiamo – recita il testo – che la giustizia cominci ad affermarsi anche in ambito civilistico, societario, previdenziale e del lavoro, a fronte delle pluriennali violazioni dei diritti in danno dei soci e dei lavoratori».
Giulio Gori
23 agosto 2013


Forteto: Pd, Coop e cooperative contro il commissariamento ministeriale

Per gli ispettori del ministero dello Sviluppo economico l'azienda di Vicchio va commissariata. Concorde il centrodestra, non il Pd: "Strumentalizzazioni politiche che troviamo inopportune e controproducenti"
redazione20 agosto 2013

Dopo gli abusi, gli scandali, le deposizioni, gli orrori, passando per le minacce e le richieste di lavoro, al Forteto sono è arrivata l’ispezione del ministero dello Sviluppo economico. E la sentenza degli ispettori, inviati lo scorso aprile, su richiesta del Consiglio regionale toscano, si è ben presto trasformato nell’ennesimo caso: gli ispettori hanno chiesto il commissariamento della cooperativa di Vicchio. 
La stessa richiesta di commissariamento era stata avanzata nei mesi scorsi nella relazione finale commissione di inchiesta sulla vicenda Forteto del Consiglio regionale, poi approvata dall’intera Assemblea toscana. La cooperativa così ha deciso di convocare un’assemblea straordinaria dei soci per analizzare il contenuto della relazione e approvare delle controdeduzioni da inviare al Ministero che dovrà esprimersi sul commissariamento. La vicenda Forteto vede il fondatore e ‘guru’ della comunità di Vicchio, Rodolfo Fiesoli, e altre 22 persone, rinviati a giudizio nell’inchiesta sulle violenze sessuali e maltrattamenti, che sarebbero stati inflitti agli ospiti della comunità, tra cui minori in affido. Il processo è convocato il 4 ottobre e tra le parti civili ammesse figurano anche il Comune di Borgo San Lorenzo e la Regione Toscana.
A caldo, il presidente della cooperativa Stefano Morozzi, aveva dichiarato: “Non abbiamo niente da nascondere e non abbiamo niente da temere. I rilievi espressi dagli ispettori saranno esaminati approfonditamente e sicuramente risolti dal nuovo Cda della cooperativa. Si tratta di rilevi che non giustificano una proposta di commissariamento e nemmeno una semplice diffida”. Tra questi la decisione della cooperativa di applicare a tutti i soci lavoratori lo stesso salario, al pari degli altri dipendenti. Per Morozzi “una proposta di tale gravità deve fondarsi su precise rilevazioni oggettive di gravissime violazioni, e non può in alcun modo far semplicemente riferimento ad un generico ‘clima pesante’, che graverebbe attorno alla cooperativa per gli avvenimenti attribuiti a persone non più socie”.

FORTETO: ABUSO COME PRASSI, MINORI COME PREDE

Di diverso parere Stefano Mugnai del Pdl, presidente della commissione di inchiesta del Consiglio regionale: “E’ una richiesta più che plausibile alla luce di quanto appreso in commissione. Un po’ alla volta verrà fatta giustizia su una storia trentennale di abusi, di coperture politiche, di regole non rispettate. Una storia che ancora deve essere raccontata fino in fondo”.

IL COMITATO DELLE VITTIME CHIEDE IL COMMISSARIAMENTO

IL NO DI LEGACOOP E CONFCOOPERATIVE – “Non comprensibile né giustificata la proposta di commissariamento del Forteto”: così Legacoop e Confcooperative all’indomani del vedetto ministeriale. “Occorre tutelare il patrimonio industriale e di lavoro di un’importante realtà agricola e produttiva toscana. I rilievi posti sono di natura amministrativa e di scarsa entità, e possono essere affrontati e gestiti serenamente dall’attuale gruppo dirigente, che è utile ricordare ha segnato un importante elemento di discontinuità rispetto al passato”.

FIESOLI RINVIATO A GIUDIZIO

PD – Ed infine, ieri, sul caso si è espresso il Partito democratico toscano: l’auspicio, hanno sottolineato i segretari regionale, metropolitano fiorentino e mugellano del Pd Ivan Ferrucci, Patrizio Mecacci e Marco Recati, è che il commissariamento “possa essere evitato e che i rilievi posti dagli ispettori possano trovare soluzioni mantenendo l’attuale gestione anche perché' contemporaneamente sono stati messi in luce molti aspetti sulla solidità dell’attività della cooperativa. Dopo la proposta di commissariamento del Forteto – hanno continuato gli esponenti del Pd – abbiamo assistito a nuove strumentalizzazioni politiche del centrodestra che troviamo inopportune e controproducenti perché è una questione che riguarda, è bene ricordarlo, una realtà produttiva importante del nostro territorio, il cui futuro dunque dovrebbe interessare tutti senza distinzioni di appartenenza. La cooperativa del Forteto, tra l’altro, ha fatto scelte importanti riguardanti i propri vertici, muovendosi secondo noi in una giusta direzione”.



giovedì 8 agosto 2013

PENSAVAMO CHE L'ULTIMA LEGGE SULLA SCHIAVITU' FOSSE STATA ELIMINATA FORMALMENTE, NEL MONDO, IN MAURITANIA NEL 1980. MA NON AVEVAMO FATTO I CONTI COL PRIMO CONTRATTO PER I CO.CO.PRO. IN “OUTBOUND” FIRMATO IL 1° AGOSTO DA CGIL-CISL-UIL.....

Il contratto collettivo per i collaboratori a progetto dei call center è stato firmato da Assotelecomunicazioni-Asstel, titolare del Ccnl, Assocontact l'associazione che rappresenta le aziende di call center in outsourcing e i sindacati di categoria Slc CgiL, Fistel Cisl e Uilcom Uil.
L'accordo riguarda oltre 30.000 addetti. E' stata presentata, dalla parte datoriale come “un'importante novità nel panorama delle relazioni industriali, stabilendo una piattaforma di regole, diritti e welfare per lavoratori non subordinati su cui il comparto potrà basare il suo modello di sviluppo”.
Gli “outbound” sono i COCOPRO che fanno le chiamate in uscita e sono noti perchè a suo tempo furono oggetto di una specifica normazione promossa dall'ex Ministro del Lavoro (nel Governo Prodi) Cesare Damiano.
Al collaboratore, con questo contratto, viene riconosciuta , in teoria, almeno la stessa retribuzione oraria del dipendente. Ma la parificazione viene spalmata da qui a 5 anni. Cioè, ad esempio, si passerà dal 60% di un pari livello delle telecomunicazioni nell'ottobre del 2013 al 100% nel gennaio 2018.
E' stato sancito che questi lavoratori sono destinati a rimanere a progetto (il contratto è stato fatto proprio per questo, per evitare la stabilizzazione) .
E i datori saranno incentivati a applicare questo contratto “precario” (e qui l'ex Ministro Fornero ha scavalcato a sinistra la CGIL) perchè i lavoratori cui sarà applicato questo nuovo contratto non avranno TFR, 13^ e ferie pagate!
In pratica viene portata a compimento l'idea sottesa alla legge Damiano,che destinava a progetto gli outbound. Ma anche il Governo Monti ha provveduto, tramite una circolare del 2012, ad ampliare l'ambito del rapporto a progetto dalle attività di vendita a tutti i servizi, ad esempio (e ciò è recepito da questo contratto) alle ricerche di mercato e al recupero crediti.
Già si prevede che le imprese che oggi applicano il contratto di lavoro subordinato del commercio per le ricerche di mercato e quello del bancario per il recupero crediti, tra poco passeranno a questo contratto più conveniente (cominciamo veramente a rimpiangere la cara Elsa, a questo punto!)
E per finire, una classica clausola capestro: i lavoratori hanno diritto ad essere inseriti in un bacino di prelazione per i nuovi contratti cocopro e (ma chi ci crede?) subordinati,ma dovranno firmare una conciliazione (cioè la rinuncia preventiva e irrevocabile a fare causa) sul pregresso.
Il settore è in crisi? Per nulla: i committenti sono Telecom, Vodafone, Società dell'Energia che vanno a gonfie vele. Il problema è che le stesse minacciano delocalizzazioni che né il governo né i sindacati hanno la forza (o piuttosto, fanno finta di non averla?) di scongiurare
Del resto non è sempre stato così per gli schiavi da generazioni? Potersi integrare implica mettere una pietra sopra e “perdonare” abusi, angherie e delitti subiti.
I discendenti degli schiavi oggi sono tra gli uomini più potenti della terra, hanno saputo riscattarsi, lottando a lungo.
Sapranno fare altrettanto questi lavoratori, per lo più giovani?Senz'altro, purchè non si facciano aiutare (a cadere) da CGIL-CISL-UIL!




INCENDI SARDEGNA: GLi F-35 COMINCIANO A COSTARCI CARO!

“””””””””Cronache
08/08/2013 - il caso

La Sardegna è assediata dagli incendi,
decine di evacuati da case e alberghi

Una notte di lotta contro il fuoco,
grave un allevatore che ha sfidato
il rogo. Ed è polemica sui Canadair
nicola pinna
cagliari
Vista dall’elicottero del Corpo forestale, la Sardegna è una gigantesca graticola. C’è fumo dovunque, le fiamme sono ancora alte in molte zone e dove c’erano paradisi verdi ora c’è una distesa nera. Il fuoco continua a tenere l’isola in emergenza: la paura è iniziata mercoledì pomeriggio e in diverse province si continua a lottare. La notte è stata difficile e all’alba l’incubo non era ancora svanito.
Nei dintorni di Ghilarza, in provincia di Oristano, sono state evacuate decine case e in ospedale c’è un allevatore di 52 anni in condizioni disperate per aver sfidato il rogo che stava divorando il suo ovile. A Laconi, un altro paese dell’Oristanese, stamattina la Protezione civile ha ordinato lo sgombero di una casa di riposo: un incendio minaccia da ieri sera la zona di Bingixedda e quaranta anziani stamattina sono stati portati via d’urgenza.
In tanti hanno passato la notte sotto il cielo: troppo rischioso tornare a casa e qualcuno ha dormito nelle aule delle scuole messe a disposizione dai sindaci. L’apparato regionale antincendi è ancora in massima allerta: da ieri pomeriggio le squadre a terra e tutti gli elicotteri lavorano ininterrottamente. In campo anche i canadair che la Protezione civile nazionale ha schierato all’aeroporto di Olbia: sono solo due e anche stavolta si è capito che non sono sufficienti per fronteggiare un’emergenza.
Quella di ieri era considerata una giornata a rischio e le previsioni sono state rispettate: la temperatura ha raggiunto i quarantadue gradi e con la complicità del vento i piromani hanno fatto scattare l’assedio. I roghi sono partiti tutti quasi contemporaneamente nel primo pomeriggio e solo al tramonto c’è stata una breve tregua. In realtà è stata un’illusione, perché dopo poco tempo il fuoco è ripartito addirittura più aggressivo. Soprattutto nei piccoli centri dell’Alto Oristanese, dove è stata incenerita una fetta di territorio estesa quasi duemila ettari e molti animali non sono riusciti a fuggire dalle stalle per mettersi in salvo. «Ci hanno mandato un canadair, ma si è guastato quasi subito: il secondo è arrivato poco prima delle 20 ed è dovuto tornare alla base perché stava già calando il buio – polemizza il sindaco, Stefano Licheri - È impossibile vincere la guerra contro gli incendi avendo a disposizione solo due aerei in una giornata come questa».
Di primo mattino l’emergenza è scattata nuovamente nel Sassarese: oggi le fiamme sono divampate nelle campagne di Burgos, mentre ieri pomeriggio ci sono stati interminabili momenti di paura alla periferia di Sassari, a ridosso di un deposito ferroviario. Forestali ed elicotteri ancora al lavoro anche nella provincia di Cagliari: tra Isili e Nurallao le campagne ardono da ieri e questa mattina i quaranta detenuti di una colonia penale sono stati trasferiti in tutta fretta.  “””””””””

COMMENTO ADIR-AGL:

La dotazione dei Canadair, per la lotta contro gli incendi, è stata ridotta del 50% .L'azione di contrasto agli incendi boschivi è una emergenza , quella di dotarsi di mezzi aerei militari d'attacco, no.I Canadair sono l'unico mezzo efficace e di pronto soccorso contro gli incendi in luoghi difficilmente raggiungibili dai mezzi terrestri. Per avere una minima idea di cosa ci può aspettare teniamo presente che nel 2012 si sono registrati 8.700 incendi che hanno distrutto 100mila ettari di superficie boschiva.E ciò lo scorso annno, quando la flotta aerea statale era ancora composta da trenta veicoli . Spesso è successo che l'Italia abbia avuto necessità di chiedere in prestito dei Canadair alla vicina Francia (si tratta in realtà di noleggi a costi orari elevatissimi). Ma la Francia non ha una flotta di Canadair tanto maggiore dell'Italia. E' in grado di prestarceli perche le servono di meno.In Francia, grazie ad una più efficace opera di manutenzione del territorio e di sorveglianza, ad una più severa normativa sulla inedificabilità delle zone devastate dal fuoco, incendiare boschi "per autocombustione" è più rischioso, e meno redditizio che in Italia.
Ma quella degli F35 è solo la punta dell'iceberg.Cose ben più gravi stanno accadendo, in silenzio, in ogni Regione, ad opera delle relative Amministrazioni, riguardo a riduzioni sconsiderate di spese e pseudo razionalizzazioni. Ad esempio c'è in tutta Italia una riduzione dei distaccamenti dei Vigili del Fuoco, col risultato di allontanare i Vigili dal luogo di intervento con aumento pericolosissimo dei tempi.Poi i mancati rimborsi e sovvenzioni ai volontari che si occupano del settore antincendio e che spesso non hanno nemmeno i soldi per il carburante per muovere i mezzi in caso di emergenza. Pertanto novanta cacciabombardieri Lockheed (ah, quanti bei ricordi!...) Martin F-35 Lightning "contro" quindici Canadair.ed un solo elicottero Ab412 operativi su tutto il territorio nazionale.
Un F-35 costa 200 milioni di euro. UnCanadair costa 24 milioni di euro.
Un’ora di volo di un F-35 costa 25mila euro, un’ora di volo di un Canadair 14mila euro.
Vicenda esemplare , questa degli F35.
L'aula del Senato ha approvato la mozione di maggioranza (frutto dell'intesa Pd - Pdl) sui cacciabombardieri F35. Il testo votato a Palazzo Madama, nella versione già passata alla Camera, impegna il Governo "a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell'articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244".
L'adesione al programma JSF, siglata per la prima volta dall'Italia nel 1998 (con la firma dell'allora presidente del Consiglio D'Alema) non è in discussione, ma vengono 'congelati' ulteriori acquisti in attesa dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma che le commissioni Difesa di Camera e Senato dovranno compiere. Tuttavia, secondo il Consiglio supremo di Difesa, presieduto da Giorgio Napolitano, la prescrizione voluta dalla maggioranza non è attuabile. Il Consiglio supremo di Difesa ha ribadito che la titolarità delle scelte sull'ammodernamento delle forze armate, quindi anche sugli F-35 spetta al governo.

Sugli F35 Pentagono ha rilevato 13 difetti costruzione, una serie di difetti gravi e tuttora non risolti nei prototipi, difetti in parte non eliminabili perché legati strutturalmente al progetto stesso. La Lockheed Martin e le Forze Armate italiane, dopo l'aspro dibattito parlamentare sull'acquisto dei caccia, hanno cancellato la pubblica cerimonia di apertura dello stabilimento di assemblaggio dei caccia F35, a Cameri (Novara).  Ma i lavori per l'assemblaggio del primo F-35 destinato all'Italia sono già cominciati e il cacciabombardiere dovrebbe essere completato nel secondo semestre del 2015.
Ogni anno gli incendi in Italia provocano danni di miliardi.  I territori bruciati e quindi senza vegetazione sono una delle principali cause delle alluvioni, con tutte le conseguenze del caso, che spesso significano anche perdite in termini di vite umane.
Non si provi, da parte delle lobby dei fabbricanti di nuovi sistemi d'arma, ad agitare il ricatto occupazionale (quanti posti di lavoro si sarebbero persi in caso di rinuncia agli F35) né, da parte dei vertici delle Forze Armate e del Ministro, a argomentare che le Forze “armate” in quanto tali, lo devono essere in maniera moderna, aggiornata e competitiva.
Di quali siano le capacità di coloro che ci dovrebbero difendere da minacce esterne ne abbiamo avuto prova da come è stata gestita la vicenda dei due Marò. Vengono i brividi a pensare cosa potrebbero combinare, questi vertici politico-militari, nel caso in cui effettivamente fossimo attaccati. Per intanto, si sono portati avanti nel lavoro, acquistando aerei difettosi.
Se è così che la nostra classe dirigente intende agganciare la ripresa, possiamo veramente stare tutti freschi!



ADIR-AGL Vigili del Fuoco

martedì 6 agosto 2013

PERCHE' ALL'OPINIONE PUBBLICA E' INDIFFERENTE LA RIORGANIZZAZIONE(E GLI ESUBERI) DEL MINISTERO DEL LAVORO?

Analogamente a quanto avviene per le visite a sorpresa dei leader politici in Afghanistan,il 31 luglio il Ministro del Lavoro Giovannini si è catapultato, inaspettato, alla riunione Ministero/Sindacati sulla riorganizzazione del Ministero.In pratica, come si può leggere in un comunicato congiunto di alcune organizzazioni sindacali, "si procede allo svilimento delle funzioni degli uffici territoriali con la trasformazione di 12 Direzioni Territoriali in Uffici Presidio di livello non dirigenziale. Nel contempo, però, si rafforzano le competenze a livello centrale creando ad hoc una Direzione Generale per  l'Ufficio di Gabinetto e aumentando di 2 uffici il  Segretariato Generale trasformando quest'ultimo  da mero ruolo di coordinamento ad un ruolo operativo". Si afferma poi come "vengano maggiormente"tagliate" le funzioni dirigenziali  sul territorio, svilendo così il ruolo delle Direzioni Regionali e Territoriali del Lavoro, a vantaggio degli uffici dell'amministrazione centrale. Non è pensabile, infatti, che su un totale di 56 posti di funzioni dirigenziali di seconda fascia vengano ridotte ben 38 posizioni a carico degli uffici del territorio e soltanto 18 negli uffici centrali;(...) l'accorpamento nei capoluoghi di regione delle aree metropolitane delle Direzioni Regionali del Lavoro con le Direzioni Territoriali del Lavoro porterebbe ad una situazione di assoluta ingestibilità soprattutto in quei casi dove, oltre all'accorpamento dei due uffici, è prevista anche la responsabilità di un altro ufficio che diventerà Ufficio presidio." 
Ovviamente i Sindacati hanno gradito la visita a sorpresa, hanno fatto presente che non era stata data loro la possibilità di  analizzare prventivamente quel documento e di fare proposte e con fiducia sperano di poterne ridiscutere col Ministro (che ovviamente è andato lì solo perchè non potesse nessuno accusarlo di aver timore di presentarsi in prima linea). Il prosieguo è già segnato: il Ministero farà come vuole e i Sindacati dovranno solo scegliere con quale bevanda aiutarsi ad ingoiare il rospo.
Ciò, sottolineiamo noi,  avviene in contemporanea a un altro taglio derivante dalla spending review (che sicuramente riguarderà anche molti lavoratori di quel Ministero):Il Dipartimento della Funzione Pubblica in data 01.08.2013 ha inviato alla Corte dei Conti, per la registrazione, la circolare n. 3/2013 relativa all'applicazione dell'articolo 2 del Decreto Legge sulla spending review (Dl 95/2012), cioè alla risoluzione del rapporto di lavoro ed al pensionamento in deroga per il personale in esubero della pubblica amministrazione.La disposizione riguarda 
circa 7800 dipendenti e dirigenti in esubero delle PP.AA.
Questo Ministro, a suo modo, è stato scelto in maniera oculata, badando alla cura delle fonti del catastrofismo in materia di diffusione dei dati occupazionali ed economici. E' l'ex Presidente dell'ISTAT. Da una recente interrogazione parlamentare, che potrete leggere qui:
http://www.regioni.it/it/show-aula_interrogazione_su_nomina_presidente_pro_tempore_istat_030713/news.php?id=305370 
si coglie, nelle voci riferite dalla deputata, una frase illuminante:"
l'ultimo presidente, Enrico Giovannini, si è dimesso» lo scorso 28 aprile, ricopre la carica di Ministro del lavoro e, stando alle notizie diramate dagli organi di stampa, la nomina pro tempore sarebbe stata disposta per il periodo durante il quale Giovannini, attuale presidente, svolge le funzioni di Ministro del lavoro e delle politiche sociali." Ossia: stranamente, non sembra proprio sia stato reciso il cordone ombelicale tra neo Ministro e ISTAT e i più attenti lettori avranno colto l'uso impeccabile che di recente Giovannini fa di dati provenienti (o commissionati) proprio dall'ISTAT (che, ricordiamo, dovrebbe essere in teoria un istituto indipendente dalle maggioranze di governo).
Ecco forse spiegata la strana nomina a Ministro del Lavoro di uno studioso dal curriculum eccezionale ma, guarda caso, privo di qualsiasi aggancio ai compiti d'Istituto del dicastero di Via Flavia. Carenza, probabilmente, colmata dalla recentissima nomina a (super) segretario generale del Ministero (nel silenzio tombale di tutti i sindacati) di colui che è stato in questi anni  il massimo responsabile (in stretta collaborazione con la lobby dei consulenti del lavoro) dell'attività di vigilanza del Ministero del Lavoro. Con grandi risultati evidentemente, come emerge ad esempio (ve ne avremmo potuto proporre altri cento simili) dal seguente articolo recentemente pubblicato:
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Sardegna: architetto disoccupato in inverno, cameriere (in nero) d’estate




Francesco si è laureato in architettura quattro anni fa, ha fatto diversi tirocini in Italia e all’estero, manon ha mai trovato un lavoro nel suo ambito che gli permettesse di stabilizzarsi. “Non ho cercato solo in Sardegna”, ci tiene a precisare, “parlo inglese e un po’ di spagnolo, quindi sono disposto a trasferirmi all’estero, anzi è il mio obiettivo. Purtroppo vedo solo annunci di tirocini da tre o sei mesi, la maggior parte senza retribuzione o comunque mal pagati”. Niente di nuovo, triste realtà di tutti i giorni per molti giovani laureati italiani.
Non è abituato a rimanere con le mani in mano. “Ho sempre fatto mille lavoretti pur di essere indipendente dai miei genitori mentre studiavo: cameriere, magazziniere, lavapiatti, porta pizze… con me la cazzata che ‘i giovani d’oggi non vogliono fare certi lavori‘, che leggo su molti giornali, non attacca“. Da più di un mese Francesco lavora come cameriere in un hotel della Costa Smeralda e non è la prima volta che fa la stagione estiva. Come per tanti ragazzi sardi, l’unica ricchezza che lascia il turismo nella sua terra è un lavoro da cameriere sottopagato, ai limiti della legalità.
Ho iniziato facendo una settimana di prova, naturalmente non pagata, e dopo mi hanno preso. Quando ho chiesto di firmare il contratto mi hanno detto che non c’era nessun problema, che avrebbero dovuto sistemare solamente alcuni dettagli in amministrazione, e che nel giro di una settimana sarebbe stato pronto”. Il contratto però non è mai apparso, nonostante Francesco abbia insistito più volte sia con il direttore che con l’amministratore dell’albergo. ”Mi dicevano sempre che era questione di giorni, che non dovevo preoccuparmi, che il contratto sarebbe stato retroattivo, che mi avrebbero pagato persino la settimana di prova, etc., ma nel frattempo luglio è finito”.

Ti hanno pagato il mese di luglio? “Ora ti racconto come è andata: a fine mese sono stato chiamato nell’ufficio del direttore, mi ha dato una busta con dentro 1100 euro, poi ha sfilato 100 euro dal suo portafogli, dicendomi: questo è per gli straordinari, siamo proprio contenti di te. Mi sono sentito davvero incomodo, era una sceneggiata volgare e offensiva”.
Per quale motivo? ”Perché lavoriamo tutti almeno 2 ore extra al giorno, moltiplicale per 30 giorni…vuol dire che mi hanno pagato poco più di 1 euro all’ora per un mese di straordinari. E per giunta in nero! Senza contare i giorni di riposo non pagati…”
Cosa hai fatto? ”Ho preso la busta con lo stipendio e gli ho chiesto se il contratto fosse pronto…” Cosa ti ha risposto? ”Il turismo non è più quello di una volta, mi ha detto, quindi per ora non possiamo farti un contratto regolare. E poi ha aggiunto ammiccando: ma tranquillo, neanche gli altri hanno un contratto“. Questo vuol dire che stai lavorando in nero, senza assicurazione, senza contributi, senza Tfr… ”Senza un cazzo, esatto”.
Ti è già successo in passato? ”In genere è difficile che ti assumano regolarmente per questo genere di lavori. Finché si tratta di fare qualche extra in pizzeria, non mi lamento, però se devo lavorare per 3 mesi in un hotel, pretendo un contratto regolare. Eppure è pieno di hotel che fanno questo gioco, qui in Costa. Nel mio caso speravo di essere stato chiaro sin dall’inizio, ma a quanto pare adesso mi hanno messo davanti alla scelta: o così o niente“.
Cosa farai? ”All’inizio volevo denunciarli, poi ho cambiato idea”. Perché? ”Tanto non serve a niente, l’Ispettorato del Lavoro di segnalazioni di questo tipo ne riceve centinaia ogni anno, eppure gli stessi hotel continuano ad aprire regolarmente ogni estate. Ti sei mai chiesto perché?”.
Mi sembra strano che non facciano nessun controllo a sorpresa… ”Controlli a sorpresa ne sono arrivati anche a luglio, ma l’amministratore viene avvisato sempre qualche giorno prima, in maniera informale. Quando arrivano, gli agenti delle forze dell’ordine entrano direttamente nell’ufficio del direttore, parlano con lui e poi se ne vanno. Basta”. Queste affermazioni sono gravi… ”È il segreto di Pulcinella, da queste parti le cose funzionano così. Lo sanno tutti”.
Quindi non sporgerai denuncia? ”Il prossimo anno voglio andare a vivere all’estero, voglio lasciare la Sardegna, voglio lasciare l’Italia. Mi servono quei soldi… E anche se lasciassi questo lavoro, sarei comunque costretto a fare il cameriere per 30 euro al giorno, sempre in nero, in una pizzeria della mia città. Se mi va bene”.
Hai pensato di cercare lavoro in un altro albergo, lì in Costa Smeralda? ”Avevo trovato altri due posti che cercavano personale, ma questo era l’unico hotel che aveva promesso di farmi un contratto“.
La Sardegna potrebbe vivere di solo turismo, dicono alcuni. Certo. Magari in futuro, dopo che milioni di tramonti si saranno tuffati nel nostro azzurro mare. E avremo costruito strade sicure, trasporti pubblici puntuali, ci saranno imprenditori onesti, strutture alberghiere moderne a prezzi convenienti, controlli delle forze dell’ordine impeccabili, esisterà una vera continuità territoriale, una cultura della legalità e del rispetto del lavoratore rinnovata; la prosperità internazionale permetterà nuovamente di viaggiare sempre di più e tutti vorranno visitare la nostra isola, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno...
Certo, la Sardegna potrebbe vivere di solo turismo, se…
di Marco Nurra | @marconurra
(foto: sardegnadigitallibrary.it)""""""""""


E' chiaro adesso perchè, nel momento in cui apprende che uffici del Ministero del Lavoro vengono chiusi sul territorio e che funzionari e dirigenti vengono licenziati e che a quelli che rimangono lo stipendio non viene aumentato per il blocco dei contratti,  l'opinione pubblica (quella che vota alle elezioni) tira un sospiro di sollievo?
E non è più chiaro quale dovrebbe essere l'effettivo impegno dei sindacati ministeriali, ossia non difendere l'indifendibile (rendendosene complici) ma ripulire dall'interno la Pubblica Amministrazione depurandola da chi la tradisce?