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venerdì 26 ottobre 2012

LSU LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI : 17 ANNI DI ATTESA

I lavoratori socialmente utili (LSU). Una categoria che non tutti conoscono ma che molti fanno finta di ignorare. E invece ci sono, in silenzio, da 17 anni. E ultimamente hanno dovuto pure sopportare l'accusa di parassitismo e l'ironia di soggetti politici in cerca di facile propaganda. Sono i più precari per antonomasia. Ma in questi anni, in silenzio (anche di chi lavorava al loro fianco come stabile e dei sindacati di riferimento), sono stati utilizzati nelle più svariate attività istituzionali e, addirittura, a copertura di vuoti di organico per far fronte al blocco del turn-over imposto dalle leggi succedutesi, senza tutela contrattuale, senza contributi previdenziali. Infatti la norma legislativa di riferimento stabilisce che nessun rapporto di natura subordinata è previsto nel loro utilizzo. A nostro parere è , quest'ultima, una delle più grosse schifezze concepite nella storia del diritto del lavoro italiano. In pratica: lavoro nero legalizzato. Li hanno utilizzati e li utilizzano Ministeri ,Tribunali, Procure, Giudici di Pace,Ospedali, Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane. Scuole, ecc.Ad oggi non si intravvedono possibilità, per loro, di una soluzione definitiva e positiva. Come ALASU-AGL pensiamo che queste soluzioni vadano trovate. Occorre censire tutti gli enti utilizzatori degli LSU, con lo stato effettivo di utilizzo ; provvedere a emanare norme con cui fare chiarezza sulla natura giuridica dei LSU tendenti ad eliminare le eventuali situazioni discriminatorie nell’utilizzo; accertare le attuali disponibilità economiche degli Enti , definire le procedure di assunzione ed attuare nuove procedure sino a concorrenza di dette disponibilità economiche; l’adozione di un provvedimento, nelle more di una soluzione definitiva di stabilizzazione dei LSU, con cui cofinanziare gli Enti utilizzatori dei LSU, promuovendo iniziative che consentano l'integrazione dell' orario, oltre le 20 ore già finanziate con l’Assegno ASU, fino al raggiungimento di 36 ore settimanali di attività complessiva; l’approvazione di disposizioni per l’assunzione in deroga ai limiti di legge e in soprannumero, stabilizzando l’assegno ASU; il riconoscimento d’ufficio dei contributi validi per la pensione per l’intero periodo svolto in regime LSU, dal momento dell’ assunzione fino al pensionamento del lavoratore; incentivi per i prepensionamenti. Chiediamo che il Ministero del Lavoro promuova provvedimenti normativi specifici per risolvere definitivamente la questione occupazionale delle categoria, rifinanziando il FNO il fondo nazionale per l'occupazione presso il MLPS da cui vengono prelevate le risorse economiche per gli assegni ASU.
ALASU-AGL
Alleanza Lavoratori Atipici e Socialmente Utili

mercoledì 24 ottobre 2012

TRUFFE CORSI FORMAZIONE: SAVIONI (AGL): " E' ORA DI PREVENIRE CONTROLLANDO CAPILLARMENTE"

Questa la notizia:
http://www.liberoquotidiano.it/news/1105924/Lombardia-organizza-falsi-corsi-formazione-con-fondi-pubblici-arrestato.html

""""""""""Lombardia: organizza falsi corsi formazione con fondi pubblici, arrestato

Milano, 24 ott. (Adnkronos) - Organizzava corsi di formazione finanziati con fondi pubblici producendo registri contraffatti e, in alcuni casi, non li avrebbe neppure svolti. Per questo la Guardia di Finanza di Milano sta eseguendo in queste ore un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Alessandra Clemente, nei confronti dell'amministratore di fatto di una cooperativa milanese, attiva nell'ambito dei corsi di formazione e di aggiornamento professionale, per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falso.
Le indagini, svolte su delega del sostituto procuratore di Milano, Paolo Filippini, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, hanno consentito di appurare che l'indagato avrebbe indebitamente percepito erogazioni pubbliche in base legge 236/1993, pari ad oltre 1,3 milioni di euro, finalizzate all'organizzazione di corsi di formazione.
Gli accertamenti hanno rivelato che le attivita' oggetto dei finanziamenti sarebbero, in alcuni casi, mai state svolte oppure, in altri, sarebbero state rappresentate in maniera artificiosa mediante la falsificazione dei registri didattici prodotti alla Regione Lombardia. """"""""""


IVANO SAVIONI (della Segreteria Generale AGL):

"Ci risiamo. Il settore della Formazione (e non solo in Lombardia) è costantemente teatro di tentativi più o meno raffinati di truffare la Pubblica Amministrazione e tradire la fiducia di migliaia di giovani e delle loro famiglie.
E' ora di dire basta! Non ci accontentiamo più delle iniziative a posteriori della Magistratura, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, spesso costretti a rimediare al vuoto della Politica. E' necessario che da subito venga condotta da parte degli Organi di controllo preposti una straordinaria opera di prevenzione di questi odiosi reati in quanto vedono come vittime i più deboli.Ogni giorno sorgono dal nulla nuovi Enti di formazione i cui promotori dovrebbero possedere idonei requisiti e, a questo scopo, monitorati e attentamente seguiti"

VIGILI DEL FUOCO: LA VENDETTA DEL BRUNETTISMO

Fa un pò effetto vedere i Vigili del Fuoco che protestano contro la riforma delle pensioni indossando i pannoloni. Non può non ritornre alla mente l'attacco a suo tempo di Brunetta contro i poliziotti vecchi e "panzoni". Evidentemente, come tutti i fenomeni che hanno caratterizzato un'epoca, anche la visione del mondo made in Brunetta ha inciso sull'autostima di tante categorie di lavoratori legate alla necessità di esibire rassicurante prestanza. Cominciamo col dire che molti sessantaduenni (e oltre) danno dei numeri ai ventenni, quanto a prontezza e dinamismo. Nel nostro Paese manca una cultura della cura del proprio corpo, a differenza ad esempio degli USA. Sarebbe bene quindi che i Vigili del Fuoco non si buttassero troppo giù nè tanto meno cercassero la compassione dell'opinione pubblica. Non lo fa la coetanea (sessantacinquenne) Fornero, perchè dovrebbero farlo loro?
A parte pannoloni e cateteri, resta invece tutta sul tavolo la loro condizione lavorativa effettivamente, quella sì (e non per loro responsabilità) insopportabile e vergognosa.
Venendo al merito delle questioni,va innanzitutto precisato che l'attuale situazione è imputabile non solo e non tanto al Ministro Cancellieri ma soprattutto a diversi suoi predecessori. La sensazione è di un corpo gestito con colpevole leggerezza, per non dire incompetenza. Nessuno ha capito per esempio la massiccia iniezione di Prefetti (non certo dei tecnici del settore). Come cioè se si fosse voluto mettere in secondo piano la competenza a favore di un maggiore verticismo e disciplina di tipo poliziesco-militare. Mai come in questo caso poi sembra stridente il contrasto tra le esigenze di fronteggiare il Debito pubblico e quella di fornire un servizio irrinunciabile, la sicurezza, ai cittadini (in termini relativi la presenza dei Vigili del Fuoco, in Italia , è quantitativamente minore rispetto a Paesi con un nostro pari grado di sviluppo, per non parlare delle differenze interne tra territori) ma anche agli stessi Vigili (tutti ricordiamo la tragicomica vicenda dei guanti ignifughi avariati) . Non crediamo infatti che analogo risparmio vi sia stato nella gestione (e nella qualità degli armamenti) della scorta dei Ministri Fornero e Cancellieri.Anche da questi particolari si riscontra la serietà di una classe di governo.C'è chi parla di smantellamento silenzioso in corso (non fatichiamo a crederlo), anche qui il precariato morde (30 mila stabili e 60 mila precari), 5 anni di ritardo nel rinnovo dei contratti, il blocco del turn over, un parco mezzi sul cui stato è meglio sorvolare (si rischierebbe da avere gli incubi), una complessiva situazione critica dell'apparato della protezione civile (aggravata dalla recente condanna di 6 scienziati e dalle conseguenti dimissioni della commissione grandi rischi al completo) per cui speriamo che non accada nulla di veramente grave, nel frattempo...
Non sappiamo quale sia la reale volontà del governo di mettere le mani in questa situazione. Quello che è certo è che occorre muoversi, nell'interesse della collettività. Non vorremmo dover rimpiangere l'epoca del Dott. Bertolaso, tecnico di valore ma un pò sfortunato, capace di suscitare un mare di polemiche e di vicende giudiziarie. Tutt'al più, nel frattempo, potremmo migliorare la situazione di tanti Vigili del Fuoco facendo togliere loro quei brutti pannoloni e affidandoli alle cure della massaggiatrice di cui si avvaleva l'ex Capo della Protezione Civile. Meglio di niente, in attesa di tempi migliori!

SANITA': SPENDING REVIEW O SPENDING "DIPPIU' "?

E' ormai avvenuto che l'adozione da parte del governo della spending review abbia prodotto un effetto a cascata (una volta si chiamava scarica barile) sulle Regioni le quali sono state obbligate in fretta e furia a risparmiare dove era possibile, oltre che necessario. Si sa che la maggiore fonte di spesa per le regioni è la sanità quindi, cascata sulle ASL , seguita da cascatine sulle singole aziende ospedaliere. Ricordiamoci che la questione è serissima: stiamo parlando della salute della gente. Siamo vicini forse a una svolta. Ossia, potrebbe accadere che a breve quello che ognuno di noi dava per scontato e sicuro, rivolgendosi a uno ospedale (facendo i debiti scongiuri) a breve non possa esserlo più. Di solito, quando c'è da risparmiare si comincia, guarda caso, dal basso, anche se l'ordine viene dall'alto. Chi sono i più deboli? I malati. Da chi vengono accuditi, per lo più , di fatto? Da lavoratori che sono i più deboli e sfruttati: quegli degli appalti di servizi, spesso precari, sfruttati e sottopagati. Negli ospedali normali accade ciò. Ovviamente chi lancia quegli ordini dall'alto non è poi tra le vittime ma va a curarsi nelle cliniche di lusso, dove questi problemi non esistono.Si dirà, allora, che in definitiva si tratta di raschiare l'osso? Non esattamente, perchè questi appalti, in realtà, sono degli appetitosi e paffuti cosciotti addentati però da chi non è nè malato nè assistente dei malati. Di chi è la dentierà? Dei politici, i quali, notoriamente, nutrono la propria attività proprio grazie ai meccanismi che sono dietro gli appalti, il cui costo è in minima parte quello del servizio (quanto volete possano spendere per i poveri salari di quei lavoratori? Pochissimo) . In realtà, la parte del leone la fanno i costi generali dentro cui troveremmo, a ben cercare, qualcosa che conosciamo benissimo: i costi della politica.
Bene, si dirà.Il taglio riguarderà anche quei costi. No. Riguarda gli stipendi di quei lavoratori (aumento dei carichi a parità di retribuzione, riduzioni di orario, demansionamento) e gli acquisti di pertinenza dei malati. La politica non può tagliare i propri costi: ne verrebbe compromessa la democrazia, diamine!Quindi non solo quei lavoratori sono stati utilizzati in tutti questi anni come normali impiegati di ASL e Ospedali, senza vederselo riconosciuto (in violazione tra l'altro di ogni principio di diritto del lavoro, la medesima materia insegnata da qualcuno dei professori che ci governa). Ora rischiano di dover lavorare quasi gratis o, peggio, di perdere il loro lavoro. E i malati di perdere un sostegno che domani potrebbe non esserci più. L'unica via che porterebbe a un risparmio duraturo ossia il riconoscimento del lavoro effettuato dai precari, stabilizzandoli e la presa d'atto che solo reinternalizzando le funzioni, ossia facendo ridiventare pubblico quello che avventatamente è stato reso privato, si recupererebbe la qualità del servizio, non viene perseguita proprio perchè in tal caso cadrebbe la copertura di questo meccanismo perverso finalizzato a foraggiare la classe politica.Ma se i costi minimi del servizio sono incomprimibili e, quindi, per altre vie la Pubblica Amministrazione sarà costretta a breve, in qualche maniera (tasse ovviamente) a trovare, sulla base del disagio e della protesta sociale, le risorse per recuperare gli standard minimi di prestazioni e assistenza, se prima o poi il costo sociale di questa modalità di gestione della forza lavoro presenterà il proprio conto (chi può essere mai disposto a lavorare da schiavo?) e se la politica non vorrà rinunciare alla sua fetta di torta (si sa quanto sia difficile per chiunque mettersi a dieta) , è facile concludere che in questo e altri settori la spending review produrrà un complessivo incremento della spesa pubblica, un pò come accade all'obeso che inizia scelleratamente a fare dei forzati digiuni, perde inizialmente dei chili e poi li riacquista con gli interessi, cedendo su tutta la linea. Siamo veramente delusi. Pensavamo che un governo tecnico, formato da professori e manager così qualificati, escogitasse soluzioni più intelligenti.

venerdì 19 ottobre 2012

INCENTIVI AL LAVORO DELLE DONNE E DEI GIOVANI UNDER 30

I datori di lavoro che stabilizzano, entro il 31 marzo 2013, rapporti di lavoro

possono essere ammessi ad un incentivo pari a € 12.000. Incentivi di

importo minore possono essere riconosciuti a chi instaura, entro il 31 marzo

2013, rapporti di lavoro a tempo determinato. L’incentivo riguarda uomini
 
con meno di 30 anni o donne di qualunque età. L’incentivo è autorizzato

dall’Inps nei limiti delle risorse appositamente stanziate dal decreto del

ministero del lavoro.


QUI IL DECRETO INTERMINISTERIALE:
 
Decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 5 ottobre 2012

(pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 243 del 17 ottobre 2012)

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze,

VISTO l’articolo 24, comma 27, primo e secondo periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, che prevede l’istituzione presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali di un Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione giovanile e delle donne;

VISTO, inoltre, il terzo periodo del comma 27 del sopracitato articolo 24, laddove dispone che con decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e finanze, sono definiti i criteri e le modalità istitutive del Fondo;

VISTO l’articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 28 giugno 2012, n.92, che indica, come azione prioritaria, l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili e che ribadisce il rilievo prioritario del lavoro subordinato a tempo indeterminato;

VISTO il regolamento (CE) 15 dicembre 2006, n. 1998/2006, Regolamento della Commissione relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di importanza minore “de minimis”;

VISTO l’articolo 13, comma 1-quinquies, del decreto-legge 2 marzo 2012, n.16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n.44;

RITENUTO, pertanto, al fine di promuovere, in via straordinaria, l’occupazione dei giovani e delle donne nel peculiare contesto dell’attuale fase economica, incentivando la creazione di rapporti di lavoro stabili, ovvero di maggiore durata, di istituire il Fondo di cui al suindicato articolo 24, comma 27, del decreto-legge n.201 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011, individuando, per l’anno 2012 e 2013, gli interventi straordinari in favore dei giovani e delle donne


DECRETA

Art.1

1. E’ istituito, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Fondo di cui all’articolo 24, comma 27, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (d’ora in avanti Fondo).

Art. 2

  1. Ai fini di promuovere, in via straordinaria, l’occupazione dei giovani e delle donne nel peculiare contesto dell’attuale fase economica, incentivando la creazione di rapporti di lavoro stabili, ovvero di maggiore durata, gli interventi di cui all’articolo 24, comma 27, del citato decreto-legge n.201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n.214 del 2011 - nel limite di spesa di euro 196.108.953,00, per l’anno 2012 e di euro 36.000.000 per l’anno 2013, a valere sul Fondo di cui all’articolo 1 del presente decreto - sono individuati come segue:

  1. incentivi alla trasformazione dei contratti a tempo determinato di giovani e di donne, in contratti a tempo indeterminato, nonché all’incentivazione delle stabilizzazioni, con contratto a tempo indeterminato, di giovani e di donne, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, anche nella modalità di progetto, o delle associazioni in partecipazione con apporto di lavoro. Le predette trasformazioni ovvero stabilizzazioni operano con riferimento a contratti in essere o cessati da non più di sei mesi e mediante la stipula di contratti a tempo indeterminato, anche a tempo parziale, purché di durata non inferiore alla metà dell’orario normale di lavoro di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n.66, e successive modifiche ed integrazioni.

  1. incentivi per ogni assunzione a tempo determinato di giovani e di donne con orario normale di lavoro di cui al surrichiamato decreto legislativo n.66 del 2003, con incremento della base occupazionale.

2. La somme di cui al comma 1 sono trasferite all’INPS per il finanziamento degli incentivi di cui agli articoli 3 e 4.

Art.3

  1. L’Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS) corrisponde un incentivo del valore di 12.000 euro per ogni trasformazione o stabilizzazione indicata al medesimo articolo 2, comma 1, lettera a), avvenuta a partire dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale e sino al 31 marzo 2013. L’incentivo è riconosciuto, nei limiti delle risorse di cui all’articolo 2, comma 1, per i contratti, stipulati ai sensi del articolo 2, comma 1, lettera a) del presente decreto, con giovani di età fino a 29 anni e con donne, indipendentemente dall’età anagrafica, fino ad un massimo di dieci contratti per ciascun datore di lavoro.

Art.4

1. Per ogni assunzione a tempo determinato di cui all’articolo 2, comma 1, lettera b), del presente decreto - con incremento della base occupazionale - di durata non inferiore a 12 mesi, di giovani fino a 29 anni e di donne, indipendentemente dall’età anagrafica, fino ad un massimo di dieci contratti per ciascun datore di lavoro, avvenuta a partire dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale e sino al 31 marzo 2013, l’Inps corrisponde, nei limiti delle risorse di cui all’articolo 2, comma 1, del presente decreto, un incentivo del valore di 3.000 euro.

2. Il contributo di cui al comma 1 è elevato:

    1. a 4.000 euro, se la durata del contratto a tempo determinato supera i 18 mesi, per le assunzioni a tempo determinato avvenute a partire dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta ufficiale e sino al 31 marzo 2013;

    1. a 6.000 euro, se la durata del contratto a tempo determinato supera i 24 mesi, per le assunzioni a tempo determinato avvenute a partire dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta ufficiale e sino al 31 marzo 2013.


Art.5

  1. Gli incentivi di cui agli articoli 3 e 4 del presente decreto sono corrisposti dall’INPS in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande da parte dei datori di lavoro a cui l’Istituto attribuisce un numero di protocollo informatico e sono erogati ai medesimi datori di lavoro in un’unica soluzione decorsi sei mesi, rispettivamente, dalle trasformazioni o stabilizzazioni di cui all’articolo 3, ovvero dalle assunzioni di cui all’articolo 4, nei limiti delle risorse di cui all’articolo 2, comma 2.

  1. Gli incentivi cui agli articoli 3 e 4 del presente decreto sono erogati dall’INPS in favore di ciascun datore di lavoro nel rispetto delle previsioni di cui al regolamento (CE) 15 dicembre 2006, n. 1998/2006, Regolamento della Commissione relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato agli aiuti di importanza minore “de minimis”.

  1. Le risorse di cui all’articolo 2, comma 2, sono erogate all’INPS, previa richiesta, mediante acconto del settanta per cento dell’ammontare complessivo e la rimanente quota viene erogata a seguito di presentazione di apposita rendicontazione delle somme complessivamente riconosciute ai datori di lavoro.


Il presente decreto è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Roma, 5 ottobre 2012

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Il Ministro dell’economia e delle finanze
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QUESTA LA CIRCOLARE INPS (con gli allegati occorrenti):
 




giovedì 4 ottobre 2012

LA BEFFA DEL FONDO PER L'ACCESSO AL MUTUO DELLE GIOVANI COPPIE

Continuano le difficoltà di accesso al credito per l'acquisto della prima casa, in particolare per le giovani coppie.Da circa un anno è operativo un "Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie coniugate o dei nuclei familiari anche monogenitoriali con figli minori"". (http://www.diamoglifuturo.it/fondo-casa )
Sono disponibili 50 milioni di euro affinché le giovani coppie possano comprarsi la prima casa, ma ne sono stati utilizzati pochissimi (meno del 5%) perchè, sembra, le banche non informano i giovani che vanno a chiedere mutui di questa opportunità. Sembra addirittura che gli impiegati agli sportelli bancari neppure sappiano di questa offerta. A chi si è permesso di contestare tale situazione, l'ABI ha risposto che le banche non concedono i mutui ai giovani per tutelarli perché avendo lavori spesso precari, se si trovassero nella situazione di non poter rimborsare le rate sarebbe peggio per loro. Ma il sospetto è un altro, che le banche non ci guadagnino abbastanza. Se il Governo vuole fare qualcosa di concreto per i giovani inizi da qui.